Potrebbero essere una trentina i posti di lavoro a rischio all’interno della centrale di Torre Valdaliga Sud di proprietà di Tirreno Power. Ben oltre, quindi, gli otto di cui parlava la scorsa settimana l’Ugl in una allarmata nota nella quale evidenziava che nel settore degli appalti per i servizi di pulizie e giardinaggio le unità lavorative sarebbero passate da 12 a 4.
C’è da dire che nel suo intervento, la responsabile territoriale dell’organizzazione sindacale, Fabiana Attig, aveva ipotizzato tagli anche in altri settori degli appalti. E a quanto sembra, la politica messa in atto dalla direzione aziendale dell’impianto termoelettrico punta a ridurre ulteriormente i costi di una serie di servizi che vengono affidati in appalto, in buona parte, peraltro, ad imprese locali. Una riduzione di costi che andrà a ripercuotersi inevitabilmente sul personale impiegato nei servizi. Oltre a quelli riguardanti il giardinaggio e il pulimento, infatti, si parla di tagli nel settore delle manutenzioni, nella mensa e, addirittura, nella portineria, dove trovano collocazione lavoratori appartenenti alle categorie protette. Insomma, un nuovo bagno di sangue sul piano occupazionale all’interno di un impianto che nel corso degli ultimi anni ha vissuto un’autentica emorragia di lavoratori, che ha riguardato anche gli stessi dipendenti di Tirreno Power, arrivati al minimo storico dopo i licenziamenti dello scorso dicembre. Basti rimarcare che attualmente il personale interno è di poco superiore alle 60 unità, mentre dieci anni fa erano oltre 150. Insomma, mentre a livello nazionale l’occupazione sembra in ripresa e la disoccupazione in calo, a Civitavecchia paradossalmente avviene il contrario, con la massa di senza lavoro iscritti al centro per l’impiego che rischia di crescere ulteriormente a fronte di quanto sta avvenendo nel porto e nelle due centrali.