I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Roma stanno eseguendo un decreto di sequestro di beni emesso dal locale
Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, avente ad oggetto dieci società di capitali, per un valore complessivo di circa 6,5 milioni di euro.
A pochi giorni dall’esecuzione del provvedimento che aveva disposto il sequestro di 4 imprese, per un valore di circa 7,5 milioni di euro, Guardia di Finanza e Carabinieri, operando in sinergia, hanno assestato un nuovo colpo ai due sodalizi criminali, con base a Roma e Monterotondo (RM).
L’intervento si inquadra nella nota operazione Babylonia, le cui indagini, eseguite dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo Carabinieri di Roma ed affiancate da mirati accertamenti patrimoniali del G.I.C.O. del locale Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, avevano condotto, nel 2017, all’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP di Roma, su richiesta della D.D.A., nei confronti di altrettanti appartenenti a due distinte associazioni per delinquere – dedite all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, al reimpiego di denaro e
beni di provenienza illecita, al fraudolento trasferimento di beni e valori, con l’aggravante del metodo mafioso – al vertice delle quali vi erano gli arrestati Gaetano Vitagliano, Andrea Scanzani e Giuseppe Cellamare (quest’ultimo poi deceduto). In quel contesto, oltre ai destinatari della misura cautelare, erano stati indagati a piede libero altri 26 soggetti, tra cui un notaio, tre commercialisti e alcuni infedeli dipendenti di banca.
Per aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dai capi dell’organizzazione, sussistendo una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e le ricchezze possedute, la Procura della Repubblica di Roma aveva richiesto e ottenuto l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale, a carico dei nominati Vitagliano, Scanzani e Cellamare, riguardante beni per circa 280 milioni di euro, tra cui gli storici bar “Mizzica!” di via Catanzaro e Piazza Acilia, il locale della movida romana “Macao” di via del Gazometro e la nota catena di bar “Babylon Cafe”, dalla quale l’indagine ha preso il nome, oggi in amministrazione giudiziaria.
Dagli ulteriori approfondimenti sui gruppi societari riconducibili agli indagati, operati dagli investigatori della Guardia di Finanza e dell’Arma, è stata rilevata la riconducibilità ai proposti di altre 10 società di capitali. In particolare, la Rosso Margherita S.r.l., la Mh S.r.l., la Gaia Bella S.r.l., la Mgf Palace S.r.l., la Amidal S.r.l.s. e la Gest 2000 S.r.l., attive nel settore della ristorazione, l’Immobiliare Gabriel S.r.l., operante nel comparto, la Miglio Verde S.r.l.s., attiva nel settore dei giochi e delle scommesse, e, infine, la Ge Holding S.r.l., esercente l’attività di società di partecipazione, sono imprese controllate, di fatto, dai proposti tramite una serie di “prestanome”. Questi ultimi, pur in assenza di adeguati profili reddituali, avevano acquisito partecipazioni societarie – anche del valore di alcuni milioni di euro – nonché movimentato ingenti somme sui conti correnti personali e societari.
Nel contempo, è stato accertato come la Cagemi S.r.l., operante nella ristorazione e già oggetto di sequestro per una quota pari al 33% del capitale sociale, fosse nella piena ed esclusiva disponibilità dei proposti. Le attività di sequestro sono in corso di esecuzione a Roma e provincia, a Terni, Pescara e Caserta, nonché nelle province di L’Aquila e Latina.