L’intervento del vice presidente della Compagnia Portuale, Patrizio Scilipoti, che, magari tardivamente, ha avuto il coraggio di definire drammatica la situazione in cui versa il porto, ha squarciato un muro di silenzio e di indifferenza che, finora, non ha certo giovato ad un comparto chiave per l’economia e l’occupazione di Civitavecchia. Il problema, però, va oltre la devastante crisi in cui versano i traffici commerciali.
E’ vero, è rimasto poco o niente delle vecchie tipologie merceologiche, come peraltro evidenziato in un articolo del Trc Giornale dello scorso mese nel quale si osservava lo sviluppo dei traffici nell’ultimo decennio. Ma anche i traffici che negli ultimi anni hanno fatto registrare picchi record rischiano di avere un impatto sempre minore sul fronte occupazionale. Delle banane e dei contenitori si è ampiamente parlato e, probabilmente si parlerà ancora. Il traffico delle autovetture nuove, per il quale sono stati sacrificati ettari di aree all’interno e all’esterno del porto, comincia a risentire sia del calo delle vendite che si registra a livello internazionale, sia delle scelte aziendali di Fca, ovvero la ex Fiat. Sul fronte dei traghetti che viaggiano quotidianamente o settimanalmente nel Mediterraneo, il cosiddetto traffico Ro/ro, c’è la spada di Damocle dei ricorsi presentati, e vinti, dalle grandi compagnie armatoriali che vogliono svolgere autonomamente le operazioni di rizzaggio e derizzaggio non avvalendosi delle maestranze portuali. E poi c’è il traffico delle crociere, che fa registrare un record dietro l’altro. Ma quel record rischia di essere tale solo per le casse delle grandi compagnie, visto che le ricadute dirette sull’economia locale sembrano essere sempre inferiori. La politica prevalente sembra essere quella di tagliare, a tutti i costi. Si mette in discussione il navettamento all’interno dello scalo marittimo. A quanto pare si rinnovano, ma sempre al ribasso, una serie di contratti con le varie aziende locali che operano nel porto. E ciò non può non ripercuotersi negativamente sul fronte occupazionale. Se le aziende locali vedono i loro margini assottigliarsi sempre di più, non assumono, o, peggio ancora, riducono il loro personale. Sarebbe interessante, al riguardo, conoscere il numero degli addetti attualmente occupati nel porto e raffrontarlo con quello degli ultimi anni. Potremo sbagliarci, ma la sensazione è che vi sia un calo delle presenze. Intanto, Msc Crociere registra l’ennesimo anno record. Si legge sulla stampa specializzata che la compagnia ha chiuso il 2018 con un volume d’affari di 2,751 miliardi di euro (+21% rispetto all’anno precedente), con utile netto pari a 348 milioni e un utile operativo pari a 484 milioni. Numeri impressionanti, che la dicono lunga su come il settore delle crociere sia particolarmente fruttuoso per le grandi compagnie. Per loro sicuramente, per quanti sono quotidianamente al loro servizio, molto, molto meno.