“La prossima realizzazione dell’impianto di acquacoltura con gabbie galleggianti da parte della società Civica Ittica s.r.l. a meno di un miglio dalla Frasca sta per diventare realtà senza che la cittadinanza sia a conoscenza delle problematiche connesse”. Lo sostiene il Gruppo Pesca Sportiva Buca di Nerone, che ha organizzato per domenica prossima con inizio alle 10,30 un’assemblea pubblica che si terrà a Piazzale del Pincio.
“E’ doverosa una premessa – scrivono gli organizzatori dell’assemblea – tanto per sgombrare il campo da equivoci: non si è contrari tout court all’itticoltura che rappresenta anche a nostro avviso il futuro della pesca, ma si è contrari a firmare cambiali in bianco, vale a dire accettare passivamente la realizzazione opere che rappresentano potenzialmente un danno notevole per l’ambiente. La Regione Lazio, seppur con prescrizioni, ha rilasciato la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) all’iniziativa sull’identico progetto bocciato appena due anni prima. Cosa è cambiato da allora? Sostanzialmente nulla! Solo che il Comune di Civitavecchia due anni fa aveva espresso il proprio parere negativo all’impianto in conformità alla documentazione fornita dai ricercatori del Laboratorio di Oceanologia Sperimentale ed Ecologia Marina del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia. Quest’anno il Comune era assente, perché la V.I.A. è stata ridiscussa e rilasciata proprio nelle more del ballottaggio per l’elezione del nuovo sindaco. Casualità? Difficile crederlo, molti sono portati a pensare che si sia sfruttata la vacatio amministrativa. Il progetto, lo ricordiamo, riguarderà la realizzazione di circa quaranta gabbie galleggianti del diametro di ben 30 metri ciascuna per l’allevamento di spigole ed orate a partire da soli 1.200 metri dalla costa per una superficie totale teorica di 2,5 ettari (25.000 mq.), ma l’area richiesta in concessione sarà di ben 150 ettari ( 1.500.000 mq.). L’attuale concessione a terra che non sarà – diversamente da quanto a volte affermato – dismessa, ma dedicata alla produzione degli i avannotti e quindi rimarrà in funzione incrementando l’eutrofizzazione della zona. Il tutto in zona “La Frasca”, da poco dichiarata “monumento naturale”? E per fortuna! Ma come si concilia tutto questo? Dove stanno quelli che tanto si sono battuti per tutelare le bellezze naturali della costa e continuare a garantirne la fruizione da parte dei Civitavecchiesi? Ma veniamo al dunque, perché la popolazione ha diritto di sapere come stanno le cose e ricevere una corretta informazione, che soprattutto che non sia di parte.
Talune considerazioni a supporto dell’istanza per la V.I.A. sono carenti e contraddittorie con quanto sopra.
Si giustifica la vicinanza dell’impianto alla costa per tutela della pesca a strascico perché operante oltre le 3 miglia dalla costa, omettendo la pesca professionale con reti e coffe, la pesca sportiva, subacquea ed il diporto nautico.
Si legge poi che le gabbie sporgendo di poco dall’acqua risulterebbero di scarso impatto visivo e in ogni caso essendo la zona caratterizzata dalla “presenza di insediamenti industriali (Boa petrolifera e Centrale Enel) non altererebbe più di tanto una zona già fortemente degradata ed antropizzata. Come a dire: continuiamo a gettare e bruciare le immondizie del napoletano nella “terra dei fuochi”, tanto è già compromessa! Ma vi è di più. Non si fa riferimento ad alcuno uno studio sulle correnti che si sviluppano in profondità nella zona interessata per garantire il dissipamento degli avanzi di mangime e degli escrementi dei pesci o dei residui di pulizia delle reti. Detto dissipamento, sempre secondo la relazione della società interessata, dovrebbe avvenire perché la zona è interessata da un forte “idrodinamismo” (moto ondoso in parole povere). Moto ondoso che sotto i 10/12 metri di profondità è pressoché inesistente. Di conseguenza sotto le gabbie si accumulerann o cumuli di rifiuti che, in assenza di correnti sottomarine significative, non potranno essere dissipati, andando a coprire tutte le tane di pesci, polpi, crostacei, ricci ed altri organismi impedendone quindi la sopravvivenza, producendo inoltre nitriti e nitrati e la progressiva eutrofizzazione delle acque. Da non dimenticare che i residui di mangimi per pesci d’allevamento (comunque graditi anche al pesce selvaggio che ne sarebbe inevitabilmente attirato) arricchiti di antibiotici ed antiparassitari, unitamente agli escrementi dei pesci si riverserebbero (i venti dominanti arrivano da sud) sulla spiagge di S.Agostino nella migliore delle ipotesi , se non fino a Tarquinia Lido, con conseguenze inimmaginabili per bagnanti e subacquei. L’eutrofizzazione delle acque comporterebbe la necessità dello spostamento periodico delle gabbie e questo potrebbe spiegare la richiesta di una concessione di ben 60 volte superiore alla superficie effettivamente necessaria. La nostra associazione, unitamente alle Associazioni “Base Nautica La Frasca”, “Il Cormorano”, “S.P.S. Foce del Mignone” e “Base Nautica” Si è fatta promotrice di un’istanza indirizzata a ben dieci Enti pubblici per ottenere la rivisitazione del rilascio della V.I.A. ed auspica in tal senso una pronta ed efficace risposta.
Rivisitazione che ne escluda la realizzazione nelle zone di mare del litorale di Civitavecchia già fortemente compromesso ovvero, in subordine, di realizzare l’impianto oltre 3 miglia dalla costa, come peraltro, accade nel vicino Comune di Follonica, dove la medesima società Civica Ittica s.r.l. gestisce un impianto off shore posizionato a 4 miglia da terra”.