CIVITAVECCHIA – Non c’è solo l’aspetto relativo alla bocciatura del progetto presentato dall’Autorità Portuale e alla conseguente perdita del finanziamento del Ministero dell’Agricoltura e gettare ombra sul futuro dell’area di Fiumaretta e sul protocollo di intesa siglato lo scorso 11 gennaio. C’è anche quello ambientale, vista la presenza di idrocarburi e arsenico nella falda e arsenico, ferro, manganese, fluoruro ed idrocarburi totali nei terreni sottostanti.
E’ questo il quadro riscontrato a Fiumaretta alla luce di una relazione tecnica commissionata da Palazzo del Pincio nel 2012, quando, dopo l’acquisizione dell’area e del fabbricato utilizzato come sede di alcuni uffici comunali, i sindacati proclamarono lo stato di agitazione a fronte della difficile situazione ambientale presente. Dopo quella relazione, il Comune attivò la procedura prevista dall’articolo 245 del Decreto Legislativo 152/2006 riguardo la “ex centrale termoelettrica, segnalando agli enti preposti alla bonifica dei siti inquinanti che in sede di conferenza di servizi relativa alla bonifica del sito ex Officina del Gas era emerso che l’inquinamento presente all’interno dell’area era stato caratterizzato anche da idrocarburi policiclici aromatici specifici di attività dovute ad utilizzo e/o movimentazione di oli combustibili”. Inoltre, sempre Palazzo del Pincio, considerato che le “indagini ambientali disposte dall’amministrazione comunale hanno evidenziato la presenza di idrocarburi e metalli pesanti sia nel suolo che nelle acque sotterranee confermando una situazione di inquinamento diffuso”, riteneva necessario attuare le misure di prevenzione secondo quanto stabilito dalla procedura di cui all’articolo 242 del suddetto decreto legislativo. Successivamente, Arpa Lazio comunicava al Comune che non era pervenuta alcuna informazione circa gli opportuni e necessari interventi di messa in sicurezza da effettuarsi a seguito delle non conformità riscontrate rispetto ai limiti di legge. La palla è allora passata alla Provincia di Roma, poi diventata Città Metropolitana, che lo scorso anno, prendendo a spunto i dati ambientali disponibili, ha chiesto al Comune di avviare un programma di monitoraggio trimestrale delle acque sotterranee dai piezometri presenti nell’area, avendo cura di includere tra gli analiti gli idrocarburi n-esano, gli idrocarburi aromatici e gli Idrocarburi Policiclici Aromatici e di riavviare il procedimento di bonifica, che al momento risultava essere in una fase di stallo, con la presentazione in tempi brevi di un piano della caratterizzazione, magari a seguito della verifica sullo stato dei piezometri realizzati nell’area e la qualità ambientale delle acque sotterranee. Inoltre, anche in riferimento ai dati ambientali disponibili per il procedimento attivo nell’area dell’ex centrale di Fiumaretta, la Città Metropolitana ha chiesto al Comune “di produrre una planimetria di dettaglio con evidenziata la localizzazione dei sottoservizi presenti nell’area ed in particolare di serbatoi, linee di adduzione anche dismesse che possono essere causa della contaminazione in essere” e di “specificare se negli accordi sottoscritti tra l’Amministrazione Comunale ed Enel, in relazione alla cessione delle aree, vi fossero indicazioni in merito alle passività ambientali e agli oneri da esse derivanti, ovvero se furono fatte indagini ambientali propedeutiche alla cessione nonché una mappatura delle infrastrutture ricadenti nell’area”. Siamo, come detto, in pieno 2022. Solo pochi mesi dopo, senza che, a quanto si sappia, sia stato fatto nulla riguardo le richieste avanzate da Città Metropolitana, è arrivato l’Accordo di Programma sottoscritto, alla presenza del Ministro Salvini, da Comune, Autorità Portuale e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la riqualificazione del sito ospitante la ex centrale termoelettrica di Fiumaretta, destinato a diventare una piattaforma logistica interamente destinata al trasporto e allo stoccaggio di prodotti agroalimentari. Un’operazione che lascia non poche perplessità, ricordando peraltro quanto scritto poco più di tre mesi fa dal quotidiano “La Repubblica”, che aveva stimato in 18 milioni di euro il costo per la bonifica dell’intera area. Pagati da chi?
3 Comments
giovanni
Signori! davanti alla portineria lato mare c’era una buca di una cinquantina di metri di diametro e fonda c.a. 5-6 metri .
In quella buca ci si mettevano le acque di risulta dei lavaggi della caldaia, terre con presenza di combustibili, ceneri risultanti la combustione del carbone e nafta pesante.
Se non vi fidate di quello che ho scritto chiedete a qualche anziano che ha bazzicato Fiumaretta quando era funzionante vi confermerà quello che vi ho descritto.
Quindi se scavate troverete quello che vi sto dicendo, c’è solamente da decidere una volta per tutte se l’area di Fiumaretta si vuole utilizzare quindi bonificandola o se per far contenti i soliti comitati resterà inutilizzata anzi con ingresso vietato per evitare malanni.
Sarebbe ora di prendere una decisione!!!!!!!!!!!!!!!!!
Toni
Sarebbe ora che gli anziani che hanno bazzicato Fiumaretta facessero i nomi di chi ha seppellito i veleni così che la giustizia li perseguisca penalmente costringendoli inoltre a pagare la bonifica. Ci vuole coraggio a tirare in ballo i famigerati “comitati del no” mentre se li fai una buca viene fuori di tutto.. Mah.
giovanni
Guarda che quasi tutti sono andati al creatore, stiamo parlando di 50_ 60 anni fa e volendo anche l’ENEL è fuori perchè a quei tempi non possedeva la centrale.
Io ho tirato in ballo i comitati del no, gestiti da politici falliti, solamente perchè volendo quell’area che è dentro la città bonificandola è perfettamente sfruttabile.
Un buon politico ma veramente buono potrebbe fare accordi con l’ENEL che la ha regalata alla città così come era e accettata senza problemi, ma in tantissimi conoscevano la storia di ordine ecologica e non hanno sollevato problemi