Piano Regolatore Portuale 2004. Oltre agli interventi per il porto si prevedono tutta una serie di infrastrutture a servizio dello scalo. Tra queste anche la bretella di collegamento porto A12, progetto del quale si parlava da anni ma che per la prima volta con la gestione-Moscherini dello scalo finisce nero su bianco. C'è chi ne parla come di un'opera assolutamente necessaria allo sviluppo della città. In realtà a sentire quello che – carte alla mano – ha da dire il presidente dell'associazione Parco Antiche Mole, ingegner Mauro D'Andria, la bretella – nonostante le motivazioni a supporto della sua realizzazione – non regge.
E a mettere sul piatto della bilancia da un lato l'accorciamento del tragitto per i veicoli pesanti e sull'altro il presumibile impatto dell'opera, si vede chiaramente come stanno le cose. Partiamo dai viadotti. A guardare il tracciato si vedono subito allo svincolo autostradale, per 148 metri. I più invasivi però sono i cosiddetti "Fiumaretta 1" e "Fiumaretta 2", entrambi con piloni di cemento che arrivano anche a un'altezza di quaranta metri, per una media complessiva di trenta. Sotto al primo viadotto passa "lo splendido fosso di Sant'Antonio" come lo definisce D'Andria, affluente del fosso della Fiumaretta e al di sopra del quale si trova un'area di particolare pregio dal punto di vista naturalistico perché ci sono moltissime querce secolari e altra vegetazione di valore.
Il secondo viadotto nella parte più bassa del tracciato insiste direttamente nella zona delle Mole Civiche, delle quali spiega sempre D'Andria "si rischierebbe di distruggere le vasche di contenimento, per non parlare del parco che si trova accanto al tracciato e dello svincolo che attraverserebbe l'area prospiciente le Molacce". Ma non è tutto. Anche la parte del tracciato che dovrebbe essere realizzata a terra non presenta meno problemi. L'ingegnere riferisce che i pericoli di frane sono molto numerosi e che per la realizzazione della strada sarebbe necessario "crestare" le colline, puntellare per rendere i costoni sicuri per un'autostrada, con conseguenze di impatto ambientale anche in questo caso gravissime. Valutazione di impatto ambientale che questo progetto non ha mai subito e che, secondo D'Andria, "difficilmente potrà superare". Certo si può sempre richiamare a esempio la Spagna, dove in nome dello sviluppo vengono perfino deviati i corsi dei fiumi. Ma l'Italia non è la Spagna, meno che mai lo è Civitavecchia, e oltre ai danni ambientali c'è da giurarci che la città al massimo si ritroverebbe con una decina di bei piloni piantati in mezzo alla campagna e niente altro, in nome dei soliti non precisati interessi. Eppure le alternative ci sono. (segue)