Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio deciderà nel merito, in una seduta già fissata per il prossimo 10 gennaio, riguardo la legittimità dei licenziamenti dei quattro dirigenti decisa nell’aprile scorso dall’Autorità Portuale di Civitavecchia. Lo hanno deciso gli stessi giudici del Tar, preferendo non pronunciarsi in merito alla richiesta di sospensiva e, allo stesso tempo, sancendo la loro competenza sulla questione.
I legali di Molo Vespucci, nella loro memoria difensiva, avevano infatti lasciato intendere come questa non fosse materia attinente alle decisioni di un tribunale amministrativo regionale. Quindi, all’inizio del nuovo anno, i giudici amministrativi diranno la loro su un provvedimento che ha generato non poche polemiche, con interventi in sede politica culminati con una richiesta di commissariamento dell’ente avanzata in sede parlamentare e perplessità da parte degli stessi dirigenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Prima del pronunciamento del Tar dovrebbe arrivare quello del giudice del lavoro, al quale stanno per rivolgersi i legali dei quattro dirigenti messi alla porta perché non previsti nel nuovo piano di riorganizzazione interna dell’ente. E intanto, anticipata dal magazine di settore “Shipmag”, arriva un’altra notizia sul “fronte lavoro” che potrebbe avere ulteriori ripercussioni negative sull’attività delle autorità portuali. La Corte Costituzionale, intervenendo nel merito di una causa promossa dal dipendente di un ente sardo, ha sancito che per il personale alle dirette dipendenze delle authority, anche se assunto con concorsi pubblici, il rapporto di lavoro deve considerarsi di natura privatistica. Ciò sta a significare che nelle varie vertenze o contenziosi tra l’ente e i suoi dipendenti fa testo esclusivamente il contratto nazionale di lavoro. E dopo la sentenza della Consulta, l’ago della bilancia torna a pendere pesantemente dalla parte dei dipendenti delle autorità portuali.