2Come diceva qualcuno, lavoratori di tutto il mondo unitevi: in gioco è la stessa vita. Un giovane lavoratore di una ditta di riparazioni navali è morto nel porto di Genova”. Inizia così una nota di Lucia Bartolini dell’associazione ‘A Gauche, che si dice vicina ai lavoratori del capoluogo ligure.
“Alla costernazione per l’ormai quotidiano tragico tributo di vittime e per la giovane vita spezzata – afferma Bartolini – si aggiunge il disorientamento, la dolorosa consapevolezza di come la strada della civile salvaguardia nei luoghi di lavoro marci ogni giorno di più in senso contrario.
Mia nonna conservava sul comodino la foto di un suo giovane fratello morto schiacciato in porto intorno ai primi del novecento: alla faccia della modernità, nel XXI secolo i nostri porti continuano a macinare vittime.
Per chi l’ha conosciuto quel lavoro, l’ha vissuto, è certamente noto il margine di rischio in cui si opera quando si parla di riparazioni navali, per la complessità, per le dimensioni, spesso per le condizioni in cui si è costretti ad operare; come d’altra parte per tutte molteplici attività che costituiscono il lavoro portuale nella più generale accezione.
Ma la banalità del male non interviene nell’imponderabile, che pure nella corretta applicazione delle misure di prevenzione contempla un suo margine di gestione per la riduzione del rischio anche sulle emergenze: si sviluppa invece e sempre più di frequente nell’ordinario di un’organizzazione del lavoro piegata alla mera logica del profitto, del risparmio di uomini e mezzi, della superficialità di procedure non adeguate e non applicate, dell’assenza di controlli, troppo spesso dell’impunità.
Non è un caso se quelli che continuano ad essere definiti “incidenti” seguono quasi sempre le medesime dinamiche, con l’immancabile contorno di indignazione che sempre più fa rima con rassegnazione.
E si sente nelle viscere il dolore, la rabbia, per il prezzo altissimo da cui pure il nostro porto non è stato esentato. Ma non solo i porti, le campagne, i cantieri, in una mattanza quotidiana, raggiungendo forme di vera e propria strage come a Firenze o a Brandizzo o quanto altro ancora.
Mentre si va avanti tra sostanziali silenzi e interventi di facciata che sembrano più tesi a distogliere l’attenzione dal problema reale che ad indicarne la soluzione, con i risultati che purtroppo sono sotto gli occhi di tutti.
Le leggi ci sono, si facciano rispettare! Si eseguano i controlli! Si applichino le sanzioni, tutte, fino in fondo! Si blocchi prima che sia troppo tardi questa degenerazione che sta strozzando un mondo del lavoro che negli ultimi anni è stato catapultato indietro nel tempo di qualche secolo, cancellando tutte le conquiste di dignità e sicurezza”.