Avvilite, affrante. Le donne impegnate da anni nel Telefono Rosa non sembrano aver ancora superato lo shock dell’ordinanza che le obbliga a lasciare la sede di via Giusti entro il 9 novembre. Il presidente Elisa Aceto lancia un appello all’amministrazione comunale, sostenendo che il Telefono Rosa non può chiudere.
“Non sappiamo dove andremo – dichiara Aceto – dopo 22 anni, un grandissimo lavoro svolto per fornire un servizio utile alle donne del territorio ci troviamo nelle condizioni di non conoscere il nostro futuro. Non possiamo lasciare tutto da un giorno all’altro, perché significherebbe abbandonare le persone che stiamo seguendo. Siamo veramente dispiaciute per il mancato riconoscimento della nostra attività. Abbiamo un’utenza vasta e numerosa. Anche questa mattina ci ha contattato una donna, che ha telefonato da Fiumicino. Se siamo ancora qui dopo 22 anni è perché siamo utili, abbiamo lavorato bene. Le donne vengono da noi perché si fidano, sanno che possono ricevere un aiuto, una consulenza. Non possiamo abbandonarle. Per questo rivolgiamo un appello all’amministrazione comunale – conclude il presidente del Telefono Rosa di Civitavecchia – siamo disposte a trasferirci da un’altra parte, l’importante è non chiudere”.