“L’unità per un no alla megadiscarica sul nostro territorio, come quello detto nei giorni scorsi a Civitavecchia, non basta. Una volta evitato il pericolo di subire un’imposizione, bisogna infatti operare in positivo, saperci attrezzare per essere noi i protagonisti del nostro futuro. Intendiamo sostenere che questa volta dobbiamo essere altrettanto uniti per un SI’ alla costituzione di un fronte unitario tra forze politiche, sociali ed economiche dei comuni delle province e delle regioni interessati con cui far valere le nostre specifiche istanze per la realizzazione delle infrastrutture di collegamento di quest’area strategica della Penisola, ivi compreso l’aeroporto di Tarquinia”.
“C’è bisogno di una unità che rimuova, una buona volta, le strumentalizzazioni di parte. Fatta di istituzioni che forti del loro prestigio si muovono tutte insieme, pronte a dare una spinta decisiva al completamento, in tempi celeri, dei tratti mancanti di quelle vie di comunicazione trasversali e longitudinali, che costituiscono l’impianto fondamentale e necessario per lo sviluppo economico del territorio, superando gli ostacoli di natura finanziaria e burocratica che ancora si frappongono. Serve un coordinamento ad hoc, o quanto meno un’azione congiunta che valuti i vari aspetti della questione, studi le tappe di attuazione dei progetti, solleciti l’avvio degli stralci, dia impulso al piano aeroportuale. I tempi morti, insomma, vanno definitivamente banditi.
Un collegamento veloce tra Civitavecchia e Ancona, già piazzeforti dello stato pontificio, era l’aspirazione delle popolazioni del Centro Italia già all’atto della formazione del Regno. Anche dopo, la carenza della rete stradale rivelava uno squilibrio inaccettabile nell’organizzazione di questo territorio. Nel dopoguerra, un succedersi di progetti, sostenuti in modo discontinuo dalle amministrazioni locali. Adesso basta. L’azione sui detti obiettivi dev’essere estremamente concertata e forte.
E’ ora che la favorevole posizione geografica della città portuale sia affiancata dalla concreta possibilità di far muovere velocemente persone e merci non solo da e verso Roma, ma anche in direzione del litorale toscano, del viterbese e del ternano. Solo a queste condizioni si consegue la competitività. E per migliorare le comunicazioni occorre essere ben allacciati con l’entroterra, con la Toscana e la Capitale, con tanto di bretella di accesso al porto ad evitare prevedibili strozzature e ingorghi.
Se non risolviamo il problema delle infrastrutture di collegamento, può accadere che neppure uno dei progetti connessi – piastra logistica, terminal Asia e distripark – arrivi a concretizzarsi.
Ci torna utile considerare che se ha un senso parlare di priorità nelle scelte di natura economica che ci riguardano, allora il nostro obiettivo prioritario deve essere proprio il completamento delle infrastrutture, perché ad esso è legata la possibilità di potenziare le attività produttive per far crescere reddito e occupazione. Su questo fronte la città ci chiede di adoperarci, e per fortuna le prospettive di sviluppo dell’economia da noi esistono, e soprattutto in ambito portuale.
Questo, a nostro avviso, è il momento di insistere sull’obiettivo, visto che la città e il comprensorio sono politicamente rappresentati a tutti i livelli, esiste una sintonia d’intenti con la Tuscia e con l’Umbria, che chiedono di uscire dall’isolamento, si profila la nomina al porto di persona che promette di dedicarsi con competenza e passione a tale importante incarico”.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL POLO CIVICO