Sulle dimissioni da parlamentare di Pietro Tidei non si registra solo l’intervento di Mario Adinolfi. Il deputato del Pd Andrea Sarubbi si dice pronto a farsi carico della battaglia contro l’eventuale chiusura del tribunale di Civitavecchia, a patto che Tidei si dimetta però subito, perché ogni rinvio, per quanto in buona fede, darebbe l’immagine di un politico attaccato a due poltrone. Decisamente più duro l’intervento del Comitato per Giovanni Moscherini sindaco, che in una nota scrive che “l’epopea tideiana a Palazzo del Pincio inizia con un primo voltafaccia agli elettori”.
“Il neosindaco, che stando alle promesse della campagna elettorale avrebbe dovuto subito dimettersi da parlamentare – sostiene il Comitato per Giovanni Moscherini sindaco – rimane lì, sulla poltrona offerta dalla casta e lautamente retribuita dai cittadini. “Deve difendere il tribunale di Civitavecchia”, spiegano dal suo comitato elettorale, a riprova del fatto che non sanno proprio cosa inventarsi per coprire la prima pagliacciata di Tidei. La realtà è ben diversa da come l’ha descritta l’onorevole sindaco: egli è infatti obbligato per legge a lasciare Monteictorio, come conferma peraltro la sentenza n. 277 della Corte Costituzionale. Quando il presidente Fini imporrà ufficialmente dimissioni per i parlamentari che sono stati eletti sindaci in città con più di 20 mila abitanti, Tidei avrà 30 giorni di tempo per rassegnarle, cosa che si è guardato bene dal fare ora per un motivo molto semplice. Una campagna elettorale più dispendiosa del previsto lo ha indotto a rimpinguare le proprie casse mantenendo il posto nella casta il più a lungo possibile, è ben noto che i miseri 2.500 euro di stipendio da sindaco fanno molta meno gola delle cifre che si percepiscono grazie allo scranno di Montecitorio. Speriamo almeno che la “fame” insaziabile di denari non lo porti addirittura a cumulare le due indennità. Del resto, di bollette da pagare, Tidei ultimamente ne ha avute molte. Inoltre, il fatto che la “vicenda tribunale” sia una bufala, è confermato da un’intervista su un quotidiano nazionale a Mario Adinolfi, politico Pd che entrerebbe a Montecitorio dopo le dimissioni di Tidei. Adinolfi sta aspettando che il sindaco esca di scena per diventare onorevole al suo posto. Voci di corridoio, invece, parlano di un’altra ipotesi talmente inaccettabile che vogliamo scartare a priori. Si dice infatti che i motivi delle mancate dimissioni siano le difficoltà in cui si trova il sindaco, che come ha già dichiarato non si sente oggettivamente in grado di far fronte alla situazione economica del Comune e che a livello d’incarichi sarà costretto “spartire” una torta troppo piccola per i commensali, fra l’altro aumentati abbondantemente fra il primo turno ed il ballottaggio. Ecco perché, dicono tenga il piede in due staffe: essendo già sulle spine come sindaco e non sapendo che pesci prendere, forse egli sta già pensando di tenere al caldo il posto assicurato nella casta. Insomma, una sorta di ancora di salvataggio che Tidei lancia a due giorni dalla sua elezione. Che dire, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”.