Quel dato sulla mortalità per tumore e malattie a carico dell’apparato respiratorio più diffusa nel centro storico di Civitavecchia rispetto agli altri quartieri cittadini in pochi se lo aspettavano. Nel corso di questi anni, infatti, veniva ipotizzato nell’immaginario collettivo che le zone della città più colpite fossero quelle alla periferia nord, magari perché più vicine agli impianti termoelettrici. Viceversa, il fatto che l’indice di mortalità per tumore e infezioni acute dell’apparato respiratorio, sia negli uomini che nelle donne, si riscontri nel centro cittadino lascia supporre che, qualora la causa dell’insorgenza del cancro sia ascrivibile a fattori ambientali, questi vadano cercati in contesti diversi.
Non solo le centrali, quindi, ma anche il porto, il traffico e, come detto nel nostro servizio di ieri, anche l’Italcementi, che solo da pochi anni ha smesso di funzionare. L’elemento importante è che, finalmente, dopo tante chiacchiere, a volte anche sballate, si comincia a fare sul serio e ad affrontare con metodo un lavoro di ricerca. Sono infatti in corso una analisi delle ospedalizzazioni riferite al periodo compreso tra il 2006 e il 2011 e un approfondimento metodologico per valutare l’effetto del livello socio-economico e dell’occupazione sui rischi osservati. E’ inoltre in fase di avvio un monitoraggio epidemiologico delle persone residenti nell’area di Civitavecchia che ha l’obiettivo di studiare gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, attraverso l’uso di indicatori biologici. Lo studio, denominato ABC, ovvero ambiente e biomarcatori a Civitavecchia, coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia Regionale, in collaborazione con la Asl e con il supporto dell’Autorità Portuale, coinvolgerà nel biennio 2013-2014 milleduecento persone residenti nel comprensorio. Lo studio sarà accompagnato da una valutazione delle ricadute al suolo delle emissioni atmosferiche degli impianti industriali presenti nell’area, attraverso dei modelli di dispersione in collaborazione con Arpa Lazio.