La sensazione, ma forse è molto di più, è che l’intervento col quale il direttore di Enel Italia, Carlo Tamburi, ha confermato ulteriormente le intenzioni della spa riguardo la realizzazione dei gruppi a gas nell’area di Torre Valdaliga Nord, possa rappresentare finalmente un punto di svolta. Un punto di svolta perché il massimo manager dell’azienda energetica ha confermato che la scelta del gas come elemento di transizione tra il vecchio (energia fossile) e il nuovo (rinnovabili) è arrivata direttamente attraverso una scelta politica e, in particolare, con la redazione definitiva del PNIEC, ovvero del piano nazionale integrato per l’energia e il clima.
Quel documento andò in pubblicazione nel gennaio dello scorso anno. Il Governo era il cosiddetto “giallorosso” guidato da Giuseppe Conte. Tre i ministeri interessati, quello dello Sviluppo Economico guidato dal pentastellato Stefano Patuanelli, quello dell’Ambiente alla cui guida era un altro esponente dei Cinque Stelle, Sergio Costa, e quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, con al vertice la piddina Paola De Micheli. Quindi, questa ennesima contrapposizione tra una comunità locale che sembra essere completamente schierata per il “no” al gas e per un uso diverso di quell’area e l’Enel, che fa riferimento a scelte puramente di carattere politico, non ha alcuna ragione di essere. A decidere, una volta per tutte, quale dovrà essere il destino di questo territorio, quale sarà la sua vocazione futura, dovrebbe essere la politica. A questo serve la politica, non a spartire poltrone, o a proporre nomine negli enti più remunerativi e che possono diventare serbatoi elettorali. La politica serve a programmare, a mettersi a disposizione delle comunità per fare i loro interessi in funzione di quelli più complessivi del Paese. Peraltro, mai Civitavecchia ha goduto di una condizione favorevole come l’attuale. Se negli anni ’50, ’60 e ’70 si poteva dire che le scelte governative erano condizionate dalla differenza di assetti politici con il territorio (al Governo comandava la Dc, Civitavecchia era una città guidata quasi sempre dal Pci), adesso è assolutamente il contrario: a Palazzo del Pincio governa il centro destra, alla Regione Lazio il centro sinistra, al Governo stanno tutti insieme. Quale migliore occasione, dunque, per arrivare ad una sintesi, ad un pensiero comune sul futuro del territorio? Ma questo pensiero comune non può che scaturire da un confronto, immediato, serrato e serio, che veda come principale protagonista il Governo. D’altronde, il sistema Italia dovrà pure qualcosa ad un territorio che per decenni è stato al servizio del Paese rappresentando il punto di riferimento per quanto attiene l’approvvigionamento energetico e contribuendo, così, al suo sviluppo complessivo. Quindi, ciascun partito per la parte che conta, e in questo momento non è davvero poco, faccia in modo che si apra, e in tempi rapidissimi, una “vertenza Civitavecchia”. Lasciare che a cantarsela siano solo due attori non protagonisti, ovvero il Comune e l’Enel, sarebbe davvero vergognoso e a rimetterci, per l’ennesima volta, sarebbe il territorio.