Andrà alla sbarra il parroco di una chiesa di Civitavecchia accusato di circonvenzione di incapace per aver sottratto un’ingente somma e beni ad un’anziana parrocchiana. Lo ha deciso il Tribunale di via dell’Immacolata al termine dell’udienza preliminare, fissando per l’8 ottobre del prossimo anno la data della prima udienza di un processo che, sicuramente, sarà particolarmente seguito dall’opinione pubblica locale e nazionale.
Come si ricorderà, la vicenda esplose alcuni mesi fa, quando partì un’indagine a fronte della denuncia presentata dai parenti della donna, nel frattempo deceduta, al termine della quale il parroco venne iscritto nel registro degli indagati. I congiunti della presunta vittima accusavano il sacerdote di aver sottratto alla loro congiunta una somma vicina ai 300mila euro, di essersi fatto intestare un appartamento e anche un’autovettura. Ovviamente il caso ebbe una ripercussione mediatica enorme e non solo a livello locale. A Civitavecchia, infatti, arrivarono anche le telecamere della Rai e in particolare della trasmissione “La vita in diretta”. Di fronte al clamore suscitato dalla vicenda era intervenuta anche la Diocesi che in una nota aveva sottolineato di essere assolutamente fiduciosa del lavoro della Magistratura, precisando inoltre che “precisa, inoltre, che “i supposti addebiti giudiziari attribuiti al parroco non erano da ricondurre in alcun modo agli incarichi da questi ricoperti a livello diocesano”. A settembre era iniziata la fase dell’udienza preliminare. Nella prima seduta, il sacerdote, difeso dall’avvocato Alessandro Maruccio, aveva risposto alle domande del giudice fornendo la sua versione dei fatti e dichiarandosi estraneo al reato contestato. Tra un anno, dunque, avrà inizio il processo vero e proprio, nel corso del quale ci saranno il tempo e il modo per chiarire tutti gli aspetti della vicenda.
Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che “nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna”.