L’ennesimo disservizio idrico che ha creato disagi e provocato proteste alimenta la polemica politica. Sulla crisi a Borgata Aurelia interviene Giulio Agostini, ex consigliere comunale di Sel, che ricorda l’impegno da presidente della Commissione Lavori Pubblici per segnalare l’importanza di alcune opere strategiche sul settore idrico, a partire dalle bretella di collegmento tra Aurelia e via Montanucci, e sottolinea con rammarico che la precedente giunta non si è discostata dalla politica superficiale di chi l’ha preceduta.
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“Ho sempre pensato che le opere strutturali debbano essere una priorità per un’amministrazione comunale seria e responsabile – afferma Agostini – ciò vale a maggior ragione per la rete idrica, considerando l’importanza che riveste l’acqua per le persone. È un po’ come se uno deve ristrutturare la propria casa e cambia i pavimenti senza rifare gli impianti. Ecco, a Civitavecchia per molti anni è accaduto questo: abbandono progressivo degli investimenti sul settore, per privilegiare spesso il futile, ciò che dà visibilità immediata e produce facile consenso: ad esempio l’utilizzo dei fondi dell’Enel non per rifare la rete idrica ma per finanziare gli spettacoli estivi alla marina, magari con qualche costosissimo nome di grido attraverso l’immancabile agenzia amica. Purtroppo neanche l’ultima amministrazione di cui ho fatto parte ha saputo o voluto invertire questa consuetudine: in qualità di presidente della commissione lavori pubblici ho provato più volte a segnalare l’importanza per la città di alcune opere strategiche sul settore idrico, prima fra tutti la bretella di collegamento fra Aurelia e via Montanucci. Ero anche riuscito a far approvare un mio emendamento al bilancio che impegnava il sindaco a stornare i fondi dei mutui proprio per realizzare l’opera, dal costo di circa 1,7 milioni di euro, ma evidentemente le priorità, ancora una volta, erano altre. La città riceve l’acqua da diversi punti, ma è non è completamente collegata, quindi se manca l’acqua da una parte non è possibile utilizzare quella proveniente dall’altra. La bretella consente
di mettere in rete l’intera città, con la possibilità di fronteggiare e monitorate i picchi di crisi, per esempio in caso di rotture o di carenza di flusso idrico in una determinata zona. Risultato: mai più mancanza d’acqua da nessuna parte, semmai una diminuzione dell’erogazione per “solidarietà”. Abito alla Borgata Aurelia da 25 anni, quindi conosco e condivido i disagi periodici che i cittadini del quartiere devono subire. Ciò che sta succedendo in questi giorni è gravissimo, ma era più che prevedibile, personalmente temevo potesse accadere. Questo aumenta le responsabilità di chi c’era e non è intervenuto, me compreso. Ma mentre le accuse che faccio a me stesso e di cui mi rammarico sono di scarsa incisività e semmai limitato peso politico, ben altre a mio avviso sono le responsabilità di chi aveva in mano le leve vere del comando. La crisi dell’acqua nasce da una strategia ben precisa che punta alla completa privatizzazione del settore con la cessione dell’intero servizio idrico ad Acea, previo un progressivo e costante disimpegno in termini di risorse umane e materiali, nel frattempo gestendo esclusivamente le emergenze con il ricorso alle ditte private. Il sindaco uscente non si è sottratto a questa logica, d’altronde non ne ha mai fatto mistero. Ora anche lui dice che la soluzione è la bretella: benvenuto a Damasco, fra le persone serie… ma fa male”.
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