La questione ambientale di Civitavecchia, tornata prepotentemente d’attualità dopo la pubblicazione del report 2014 sulla qualità dell’aria e della salute da parte dell’Osservatorio, potrebbe arricchirsi di un nuovo e importante contributo. E’ infatti stimata per la fine di settembre la presentazione dei dati relativi allo studio ABC, realizzato dal dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale. Lo studio era iniziato nel 2013 ed è terminato a dicembre del 2014. Attualmente sono in via di conclusione le analisi di laboratorio degli indicatori di biomonitoraggio e le analisi statistiche. Lo studio, finanziato dall’Autorità Portuale con uno stanziamento di 400 mila euro, si è basato sull’osservazione di un campione 1200 cittadini residenti nei comuni di Tarquinia, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella e Civitavecchia, presi dalle liste anagrafiche e sottoposti a controlli clinici. Del campione si sono studiate anche le abitudini di vita oltre a rilevare i livelli di biomarcatori di esposizione ambientale. Dallo studio, come spiegò l’epidemiologo Francesco Forastiere al momento della presentazione, presente anche il Procuratore della Repubblica dottor Amendola, dovrebbe scaturire una foto reale della attuale situazione della salute a Civitavecchia. Una fotografia dell’oggi e non dello ieri o dell’altro ieri, come è accaduto finora, con una serie di dati posti all’attenzione dell’opinione pubblica spesso senza alcuna spiegazione scientifica. Finora, infatti, tutte le risultanze che hanno evidenziato indici di mortalità più elevati rispetto al resto della regione Lazio per determinate patologie tumorali, come ad esempio quelle a carico della pleure, erano conseguenza dell’esposizione a sostanze dannose come l’amianto avvenuta parecchi anni fa. Nelle intenzioni degli epidemiologi del dipartimento regionale, invece, lo studio ABC dovrebbe fornire un quadro reale della situazione attuale, peraltro non solo per le patologie tumorali ma per qualsiasi tipo di malattia. In questi due anni sono state anche raccolte informazioni anamnestiche su comportamenti e storie di esposizione, come il consumo di prodotti alimentari di origine animale provenienti dal territorio, storia occupazionale, abitudini di vita e storia clinica.
Non resta quindi che attendere un paio di mesi per sapere come effettivamente è la nostra salute.