Disoccupati, cassaintegrati e pensionati. Sono le vittime principali della crisi economica che non fa sconti neanche a Civitavecchia. Persone sull’orlo della povertà, che non hanno nulla a che vedere con chi è costretto a rovistare nei cassonetti, ma che come loro hanno bisogno di aiuto.
Uno dei punti di riferimento è la Caritas. Negli ultimi 10 anni, l’organismo pastorale della Cei ha registrato circa 5.000 utenti, ma il dato rilevante è quello che le volontarie di viale della Vittoria hanno riscontrato dal 2008 ad oggi. Negli ultimi 2 anni, nella lista delle persone che si sono rivolte alla Caritas sono cresciuti gli italiani, tanto che nella nostra Diocesi, che comprende Civitavecchia, Tolfa, Allumiere, Monte Romano, Montalto di Castro, Pescia Romana e Tarquinia, hanno raggiunto il 55%. Ad ottobre, quasi la metà, circa il 40%, era composta da persone con più di 55 anni, molti dei quali anziani che si aggrappano ad una pensione che non basta ma che diventa l’unico sostentamento per figli e nipoti, parenti in difficoltà non solo per colpa di un’improvvisa disoccupazione. Recentemente, infatti, tra le persone che si sono rivolte alla Caritas sono aumentati i mariti divorziati, che per pagare gli alimenti alla moglie si ritrovano in difficoltà.Sono circa 100, invece, le famiglie che negli ultimi tempi si sono rivolte ai Servizi Sociali per l’emergenza abitativa, per chiedere il sussidio per la casa. Moltissimi gli italiani che si affacciano agli uffici di via Battisti, tanti con reddito zero. Alla Guardia di Finanza il compito degli accertamenti fiscali, dai quali a volte emerge un’altra realtà, quella del lavoro nero. Tra sommerso e crisi i nuovi poveri crescono. Sfrattati che chiedono aiuto ai Servizi Sociali, che a loro volta devono però fare i conti con finanziamenti che non sono mai abbastanza e soprattutto con un personale ridotto. Ad oggi il distretto composto da Civitavecchia, Tolfa, Allumiere e Santa Marinella conta sei impiegati per il settore amministrativo, uno psicologo e cinque assistenti sociali. Da tempo il dirigente Bruno La Rosa, che a dicembre andrà in pensione, chiede almeno tre assistenti sociali in più per far fronte alle tante richieste di aiuto, che negli ultimi anni sono arrivate sempre di più dai campani. Tutti attirati dalla promessa di un posto di lavoro che in poco tempo si trasforma però in un miraggio, come scoprono a proprie spese anche i sardi, costretti a chiedere aiuto alla Caritas per farsi pagare il biglietto della nave per lasciare Civitavecchia e tornare a casa.