Ci tocca riparlare di numeri. Non potrebbe essere altrimenti alla fine di una settimana che, al di là dell’infinito caldo asfissiante, ha regalato pochi spunti se non fosse stato per l’anticipazione arrivata da qualche organo di informazione riguardo l’aumento dell’addizionale comunale dallo 0,60% allo 0,80%. Nessuno da Palazzo del Pincio ha parlato di fake news come invece hanno fatto a livello governativo dopo l’uscita sui giornali dell’intenzione di Palazzo Chigi di modificare l’assegno unico sui figli. Quindi l’aumento dell’addizionale comunale pare di capire che ci sarà. Qualcuno ha commentato: “che volete che sia uno 0,20%?”.
In effetti non è una cifra ingente. Facciamo qualche esempio, un lavoratore che alla fine dell’anno ha un imponibile fiscale di 20.000 euro (un netto di 1.300/1.400 euro al mese) “donerà” in più al Comune 40 euro in un anno. Chi ne guadagna 30.000 avrà una detrazione in più all’anno di 60 euro e per chi ne guadagna 40.000 la tassa annuale in più da versare a Palazzo del Pincio direttamente sulla busta paga sarà di 80 euro. Chiarito questo aspetto, puramente di carattere numerico, si può passare a quello strettamente politico. E’ evidente che in mancanza di introiti un tempo garantiti, il Comune o taglia alcuni servizi oppure deve aumentare le entrate. Su questo non ci piove. Dove le gocce cadono è sul fatto che per incassare si vanno a togliere soldi sempre agli stessi, ovvero a quelli che non evadono, quindi ai lavoratori dipendenti e ai pensionati che, dati alla mano, assicurano l’83% degli introiti fiscali in Italia. Con loro vai sul sicuro: la trattenuta la fai direttamente sullo stipendio o sulla pensione e chi si è visto si è visto. Qualcuno dice che così è facile e che potrebbero farlo tutti. Altri dicono che non c’è distinzione di schieramenti quando si deve “succhiare” il sangue a chi ha un reddito fisso. Punti di vista. Una domanda, però, è legittimo porla: possibile che non esista altro modo per far introitare soldi a un Comune se non quello di prelevarlo dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati? Possibile che non ci sia qualche altra idea, magari innovativa, diciamo anche “rivoluzionaria”, per rimpinguare le casse di un ente locale? A Genova stanno provando, finora con difficoltà a causa di lacune di carattere legislativo, a istituire una tassa di 3 euro a crocierista. Pensate un po’, a Civitavecchia significherebbe far entrare nelle casse del Comune qualcosa come 9/10 milioni di euro all’anno. Le maggiori resistenze al riguardo arrivano ovviamente dalle compagnie crocieristiche, che non vogliono aumentare i costi a carico dei clienti. In altre realtà europee, comunque, come a Lisbona e in Scozia, le tasse comunali ai crocieristi sono in vigore. Quello sulla tassa ai crocieristi era un esempio, ma ben vengano altre idee, perché è la mancanza di queste o di coraggio a portare a prendere soldi sempre dalle stesse persone. A proposito di porto: la settimana appena trascorsa ha regalato la locandina di un giornale degna del “Vernacoliere”. Recitava più o meno: “Il porto di Civitavecchia conquista la Finlandia”. Adesso ci aspettiamo che spezzi anche le reni alla Grecia. Alla prossima.
1 Comments
giovanni
I nostri stipendi o pensioni sono soldi certi, si possono fare i conti sull’entrate in qualsiasi momento.
Ma se veramente si vuole fare prelievi a tutti ci sono altri modi sicurissimi e molto più democratici.
Se veramente si vuole introdurre una tassa più democratica c’è una cosa che utilizziamo tutti indistintamente ossia l’energia elettrica.
Il grosso problema per i politici è che poi vai a rompere le scatole a gente che poi non ti voterà per cui si tassano i soliti.