Contatti con le ambasciate e verifiche sul cellulare. È su questi due binari che si stanno muovendo le indagini della Polizia di Frontiera per cercare di identificare il giovane di colore morto sulla motonave Cruise Roma partita da Barcellona e attraccata lo scorso martedì sera al porto di Civitavecchia. Le impronte digitali del ragazzo non sono presenti nell’archivio delle forze dell’ordine, segno che la vittima era incensurata e che se era un corriere della droga non era mai stato smascherato.
Anche i documenti che il giovane aveva con sè durante il viaggio non sono stati utili a dargli un nome e una nazionalità, in quanto falsi. Gli inquirenti, in queste ore, si stanno concentrando sul telefonino che il ragazzo aveva con sè, alla ricerca di codici, numeri di telefono, messaggi e chiamate che possano essere utili per la sua identificazione. In parallelo, la Polizia di Frontiera ha preso contatti con diverse ambasciate, per la verifica di persone segnalate come scomparse. Un compito sicuramente non facile, dato che il ragazzo, con molta probabilità, è arrivato in Italia clandestinamente e nessuno, al momento, ne ha denunciato la scomparsa. La salma del giovane è all’obitorio di Roma da giovedì scorso, quando l’autopsia ha confermato che nel suo apparato digerente aveva un chilo di cocaina divisa in ovuli. Un quantitativo ingente che una volta immesso sul mercato illegale avrebbe fruttato decine di migliaia di euro ma che, con la rottura di uno o più ovuli, ha quasi certamente causato la morte del giovane. Solo il referto autoptico, che sarà depositato entro i prossimi due mesi, potrà comunque dare una risposta certa alle effettive cause del decesso. Per il momento, come confermato dagli inquirenti, il corpo resterà all’obitorio a disposizione di eventuali persone che lo reclameranno e che potranno fare il riconoscimento della salma.