“79 anni fa nei comuni del comprensorio di Montesole, in provincia di Bologna, venne perpetrata la più orrenda strage tra quelle compiute in Europa in tutta la Seconda guerra mondiale”. La sezione Anpi di Civitavecchia ricorda l’eccidio di Marzabotto.
“Del comprensorio – spiegano dall’Anpi – fanno parte i comuni di Marzabotto, di Grizzana Morandi e di Monzuno. Il 27 settembre 1944, reparti delle SS comandati dal maggiore Walter Reder affiancati da militi della Guardia Nazionale Repubblicana di Salò (per l’occasione travestiti da nazisti) per almeno 8 giorni, fino al 5 ottobre, si accanirono contro popolazioni inermi trucidando in modo spietato donne, vecchi, bambini e radendo al suolo tutto quello che ciò che era possibile, distruggere comprese le chiese dove si erano rifugiati molti abitanti.
Un massacro di bestiale crudeltà; molti bambini bruciati vivi, neonati strappati alle madri decapitati o usati come bersagli. Si tratta di centinaia di morti assassinati dai nazifascisti nel tentativo di sradicare i combattenti partigiani che operavano alle loro spalle. La zona di Montefiore si trova nel versante nord della ex linea Gotica, una linea difensiva organizzata dai tedeschi tra Sarzana e Rimini per arginare l’avanzata delle truppe alleate. Montefiore è un rilievo situato sugli Appennini, non distante da Bologna. Nella zona operava la brigata partigiana “Stella Rossa” comandata da Mario Musolesi (Lupo) che con azioni di guerriglia, aveva reso difficile il flusso dei rifornimenti germanici e quindi la loro possibilità di contrastare efficacemente l’offensiva alleata. Da qui la scelta nazista di fare non una rappresaglia limitata, ma dei rastrellamenti studiati e programmati a tavolino finalizzati al massacro della popolazione. Si impiegarono circa un migliaio di SS e molti militi fascisti con divisa nazista. La strage avvenne a distanza di circa 50 giorni da un altro feroce episodio perpetrato nel comune di Sant’Anna di Stazzema luogo ove i nazifascisti sperimentarono l’uso del terrore, dell’eccidio di massa e della distruzione sistematica. Il presidente Mattarella nel commemorare il drammatico evento di Marzabotto disse che si è trattò di un “abisso di barbarie e di crudeltà”. Crediamo che, con le Sue parole, il Presidente abbia sintetizzato al meglio quanto avvenuto tra il settembre e l’ottobre del 1944. Il maggiore della SS Reder, nel dopoguerra, venne processato e condannato all’ergastolo ma liberato nel 1985. Il feldmaresciallo Kesselring, comandante in capo delle forze germaniche in Italia, che ordinò le stragi, venne processato anche per la strage delle fosse Ardeatine e condannato a morte. Ma la sentenza non fu mai eseguita. Venne liberato nel 1962. Nel 1946 vennero processati i repubblichini Mingardi e Quadri per aver partecipato attivamente all’eccidio. Mingardi venne condannato a morte e Quadri a 30 anni di carcere.
Sono passati 79 anni da quei terribili giorni, e ogni volta che si parla Di Marzabotto e di quei terrificanti fatti, se non fosse storia documentata, purtroppo vissuta e raccontata dai pochi superstiti, la mente umana si rifiuterebbe di considerarli veri. 776 Furono le persone assassinate in quelle tragiche giornate; di questi 216 bambini, 142 ultrasessantenni e 318 donne. In tutto il periodo tra l’estate e l’autunno del ‘44 nella zona morirono, per cause di guerra, complessivamente 1670 innocenti. Ora si impone una riflessione che riguarda i militi della repubblica fascista di Salo che parteciparono alla strage e purtroppo non solo a quella ma a tante altre. Mingardi e Quadri furono due nomi di un lungo elenco di repubblichini fascisti che cooperarono con le SS tedesche per azioni di rappresaglia, per efferate stragi o per azioni vergognose quali la cattura e la deportazione di ebrei.
Tale rapporto di collaborazione con i nazisti non fu una scelta individuale di militi repubblichini ma una politica, drammatica e criminale, propugnata dal governo della repubblica di Salò il cui capo fu Mussolini – ministro della guerra Rodolfo Graziani e sottosegretario di Stato Giorgio Almirante. Le loro responsabilità dirette o indirette per questi misfatti contro italiani inermi furono gravissime ed è bene ricordarlo a coloro che hanno dimenticato, ai giovani e soprattutto a quanti, in memoria di Graziani, presentano libri apologetici o dedicano ad Almirante strade, piazze o sedi di partito. È opportuno ricordarlo anche a chi ricopre incarichi istituzionali di livello nazionale e ha giurato fedeltà alla Costituzione nata dalla Resistenza, strettamente democratica ed antifascista. Da questi ultimi aspettiamo atti, dichiarazioni e comportamenti coerenti con il giuramento fatto. Da ultimo, invitiamo tutta la cittadinanza e, in modo particolare i più giovani, a recarsi in quei luoghi, in quel cimitero sopra una collina annegata nel verde, in un silenzio che esalta il ricordo del genocidio, degli orrori della guerra. Perché anche lì è nata la nostra Costituzione insieme alla sua irriducibile scelta di pace”.