“Piaccia o meno al 1° gennaio 2015 anche Civitavecchia, al pari di tutti i Comuni dell’attuale provincia, farà parte dell’area metropolitana di Roma”. Parte da questa considerazione l’intervento di Cesare Caiazza alla vigilia del consiglio comunale di domani in cui si discuterà anche dell’Area Metropolitana. Secondo il segretario Civitavecchia può giocare un ruolo fondamentale nel definire una concezione di “area metropolitana” non monopolizzata da Roma.
“Alla vigilia della riunione del consiglio comunale di Civitavecchia – dichiara Caiazza – che tornerà sui temi connessi all’area metropolitana, nella convinzione che si tratti di argomenti decisivi per il futuro del territorio e quindi per il futuro del lavoro nel territorio, ritengo utile esprimere alcune riflessioni ed avanzare delle richieste. Al netto di tutto il male che penso, per quanto attiene il metodo usato e le scelte compiute dai diversi governi che si sono occupati recentemente del “riordino istituzionale”, in tema di declassamento delle Province, definizione di aree metropolitane e unione dei Comuni, ho però l’impressione che tanti interventi sulla materia, che hanno animato e stanno animando il dibattito nel territorio di Civitavecchia, prescindano dalla realtà delle cose e dalla loro ineluttabile e rapida evoluzione. Piaccia o meno al 1° gennaio 2015 anche Civitavecchia, al pari di tutti i comuni dell’attuale provincia, farà parte dell’area metropolitana di Roma. Per uscirne, qualora fosse questa la decisione del consiglio comunale, occorrerà agire procedure “costituzionali” che prevedono pareri vincolanti di altre Istituzioni e tempi comunque lunghi. Occorre poi ragionare su quali potrebbero essere le alternative. In realtà ne esiste solo una (al di là di “bizzarre fantasie” come quella della “provincia dell’Etruria”) che attiene alla possibilità di fare parte di una diversa provincia, come può essere Viterbo che, nel mentre, per effetto del riordino istituzionale, sarà declassata, come tutte le altre province, ad istituzione di secondo livello.
Per tutte queste ragioni, prescindendo dai diversi punti di vista, ritengo che l’operato, in primis dell’attuale amministrazione comunale e poi di tutte le forze politiche e sociali della città, debba essere ancorato ad un sano pragmatismo, uscendo fuori dalle sacche della retorica e del facile populismo che porterebbero Civitavecchia in una posizione “aventiniana” rispetto a scelte e decisioni che comunque, nei prossimi mesi, verranno assunte e che atterranno alla definizione dello Statuto e delle modalità di funzionamento dell’area metropolitana. In questo ambito, stringendo rapporti e alleanze con i Comuni del largo ed omogeneo territorio circostante, Civitavecchia, facendo leva sulla centralità del porto e sulla presenza di uno dei poli energetici più importanti a livello europeo, può giocare un ruolo fondamentale nel definire una concezione di “area metropolitana” non monopolizzata da Roma, bensì “policentrica”, capace di mettere in rete e sviluppare una idea di “area vasta” nella quale la metropoli e l’hinterland possano svolgere un ruolo paritetico finalizzato innanzitutto al rilancio economico di un territorio che, complessivamente, risulta particolarmente colpito dalla crisi in atto. Mi permetto di dire che su questi temi andrebbe sviluppato un confronto largo, in grado di coinvolgere insieme alle istituzioni territoriali, tutte le forze politiche e sociali e i grandi attori economici. Occorrerebbe, con rapidità, definire proposte condivise da portare nei luoghi istituzionali nei quali verrà deciso cosa dovrà essere concretamente un’area metropolitana nella quale Civitavecchia può ambire ad avere un ruolo e ritorni importanti, ad iniziare da quelli che attengono allo sviluppo e all’occupazione. Aggiungo che su questo tema, in presenza di una destra massimalista, ostile all’area metropolitana per ragioni che esulano dal merito e che paiono di più attenere all’attuale colore politico delle istituzioni, a partire da quello che connota il Comune di Roma e la Regione Lazio, si misurerà la maturità dell’attuale amministrazione di Civitavecchia che non può agire fuori dal contesto dato, sostenendo sterili pulsioni “anti romane” con le quali si rischierebbe di portare Civitavecchia in una condizione di “isolamento” e di ineluttabile declino economico e sociale”.