“Se di contraddittorietà si vuole parlare, il consigliere Rolando La Rosa guardasse in casa sua”. Così il consigliere comunale del Pd Marco Di Gennaro replica alle critiche mosse dal coordinatore della commissione speciale sull’Area Metropolitana al Partito Democratico. Di Gennaro sottolinea che in un primo momento il 5 Stelle aveva dichiarato di voler decidere in commissione la propria posizione sul tema, poi dopo la riunione è arrivato invece l’annuncio del consigliere Fulvio Floccari di una delibera per affermare il “no” all’Area Metropolitana.
“Sono costretto a smentire il consigliere Rolando La Rosa – afferma Di Gennaro – in merito alla sua affermazione di una presunta contraddittorietà della posizione del Pd rispetto alla Città Metropolitana. Se di contraddittorietà vuole parlare, il consigliere la Rosa guardasse in casa sua. Nel Consiglio Comunale del 26 agosto scorso, su mia richiesta di conoscere la posizione del Movimento 5 stelle relativamente alla eventuale adesione alla Città Metropolitana, il consigliere Fortunato dichiarava “.. di voler sapere realmente cosa la gente vuole “, ” non possiamo arrogarci il diritto di decidere prima di aver sentito cosa vogliono i cittadini “, ” in commissione ascolteremo tutti i pareri “. In sintesi, il Movimento 5 stelle aveva deciso di non decidere in quella sede demandando il tutto alla volontà popolare ed al dibattito in commissione. Dopo pochi giorni ed una sola seduta della Commissione consiliare costituita per approfondire i vari aspetti della legge sulla Città Metropolitana, il consigliere Floccari del M5S ci informava che la maggioranza stava preparando una delibera per dire no alla Città Metropolitana dichiarando una piena sintonia con il consigliere di minoranza Daniele Perello e la reciproca volontà di “ascoltare le tantissime voci convenute al C.C. del 4 agosto e la copiosa raccolta di firme contro la Città metropolitana “. Considerato che nessuno fatto nuovo è intercorso rispetto a ciò che era noto già il 26 agosto, tranne la ramanzina postuma del sindaco Cozzolino ai consiglieri di maggioranza, risulta difficile comprendere cosa possa aver determinato questa improvvisa decisione di predisporre una delibera prima ancora che i lavori della commissione siano terminati. Una ulteriore perplessità deriva dal fatto che il M5S consideri espressione della maggioranza della popolazione le opinioni espresse da alcuni in un consiglio comunale aperto o la raccolta di firme. Se così fosse, sarebbe da chiedersi quante persone mai potrebbero essere state presenti in C.C. da delegare ad esse una decisione sulla quale questa amministrazione non ha messo in atto alcuna iniziativa di confronto e di informazione al fine di una reale opera di sensibilizzazione dell’intera popolazione a questa problematica. Solo così si sarebbe potuta avere una responsabile e veramente democratica decisione della città da chiamare eventualmente ad un referendum come il M5S aveva proposto . Affidarsi, poi, ad una raccolta di firme fatta da chi ha interesse a presentare solo la sua prospettiva senza quell’approfondimento che l’argomento richiede e che la raccolta di una firma certo non permette è solo una forma di pseudo democrazia diretta e di chiara deresponsabilizzazione di chi governa la città. E se qualcuno altro raccogliesse una firma in più a favore, il M5S diventerebbe favorevole alla Città Metropolitana ? Per quanto riguarda , infine, la proposta fatta nel 2001 dal deputato Tidei di una nuova provincia della Tuscia , il consigliere La Rosa , forse distratto in C.C , dovrebbe sapere che le provincie che esistevano nel 2001, oggi non esistono più e che, soprattutto, la cosiddetta area vasta , a cui lui ed il suo movimento vogliono aderire, è un contenitore con scarse competenze diversamente dalla Città Metropolitana. Ma simili argomenti, come molti altri che pure meriterebbero approfondimento, attengono al merito della questione e, come tali, sembrano non appassionare molto il M5S, troppo preoccupato di reiterare uno schema di azione politica ormai consolidato: dapprima si invoca una fraintesa democrazia diretta a giustificazione delle non-decisioni dell’amministrazione, poi non si procede in alcun modo ad un reale ed informato coinvolgimento dei cittadini, ed infine si decide inesorabilmente di fare il contrario di quanto proposto dal PD. Che la soluzione non debba ricercarsi nel ricorso ad una inedita psicologia inversa applicata alla politica? La ipotesi non è poi così peregrina – conclude Di Gennaro – posto che la rivoluzione penta-stellata, ad oggi, più che per un presunto rinnovamento, pare contraddistinguersi per un certo infantilismo politico”.