Successo al Traiano all’insegna del pubblico giovanile per lo spettacolo fuori abbonamento “Shakespeare in love” con Luca Argentero e Myriam Catania per la regia di Nicola Scorza. Uno spettacolo all’insegna della contaminazione, gradevole e moderno, che ha richiamato, come era già successo con “Kataklo”, un gran numero di spettatori non abituali.
Più che Shakespeare, il bellissimo, l’icona sexy Luca Argentero. E non solo lui, perché c’è anche la giovanissima e bella moglie Myriam Catania per questa proposta “in love”. Il messaggio è arrivato chiaro e forte al popolo dei giovani e, soprattutto, delle giovanissime accorse in massa al Traiano, in perfetto tiro, da serata di gala con l’immancabile cellulare che rapisce l’immagine dell’attore e qualche scatto di gruppo con la digitale fra le poltrone del teatro a perpetuo ricordo della serata. Un’occasione da non lasciarsi sfuggire. E lo spettacolo non delude: è in piena sintonia con questo pubblico spensierato e festante. E’ veloce, spigliato, ai monologhi del bel Luca si alternano quelli di Myriam Catania, le corse sfrenate dei corpi sul palcoscenico con i tralicci da discoteca con il tastierista sullo sfondo. E poi i balletti, la danza potente di Federica Angelozzi e la voce suadente di Gabriella Profeta. Un viaggio nel mondo shekespeariano che cerca di arrivare al pubblico, lasciando le vette della drammaturgia, per imboccare la strada del linguaggio diretto, della contaminazione fra parole e musica, con i sonetti che diventano canzoni, attraverso uno svolgimento continuo dell’azione che la regia dichiara di voler prendere in prestito dal cinema. Si alternano i monologhi e le evocazioni, le magie e le fantasie, il sogno e la realtà. Un continuo proporre e proporsi, accompagnato dalla colonna sonora moderna e accattivante, che tocca le corde dell’entusiasmo giovanile del pubblico e degli stessi attori. Una buona prova di gruppo, con Luca Argentero all’esordio teatrale che intraprende una nuova avventura: dal Grande Fratello, al cinema di successo, ora al teatro. Per lui non c’è, e non potrebbe esserci, il ruolo del mattatore. La sua non è una presenza scenica potente e possente. E’ un esordio. Un primo tempo. D’altra parte se il regista di questo Shakaspeare si richiama al linguaggio cinematografico, è pur vero che il teatro non offre quei primi piani, quelle zoomate, quei dialoghi incrociati e il montaggio che aiutano molto gli attori e ne costruiscono il successo. Applausi più che meritati al finale per una serata che, fra spettatori e attori, ha fatto registrare un salutare, vorticoso abbassamento dell’età media al Traiano.