A partire dal 1 giugno, ogni crocierista sbarcato o imbarcato a Civitavecchia sulle banchine in concessione dovrà versare 70 centesimi nelle casse dell’Autorità Portuale. La somma salirà ad 80 centesimi per i crocieristi che imbarcheranno e sbarcheranno nelle banchine non in concessione alla Roma Cruise Terminal. Dal 1 gennaio del prossimo anno, poi, la tassa salirà a 1 euro e 69 centesimi indistintamente per ogni crocierista transitato per lo scalo marittimo locale.
Lo ha stabilito un decreto dell’Autorità di Sistema Portuale emanato nello scorso mese di novembre. La nuova tassa dovrebbe portare un introito importante nelle casse di Molo Vespucci, anche se ha destato non poche perplessità e starebbe incontrando le forti resistenze degli armatori interessati. In particolare, l’associazione mondiale dell’industria crocieristica avrebbe espresso il suo dissenso rispetto all’iniziativa dell’Autorità Portuale di Civitavecchia. Il decreto dell’Authority, il numero 255 del 2017, non ha soltanto introdotto la tassa sui crocieristi, ma anche rivisto i costi a carico delle navi che gestiscono i collegamenti con la Sardegna, la Sicilia, la Spagna e la Tunisia. A differenza della maggiorazione applicata ai crocieristi, per quanto riguarda le navi passeggeri e ro-ro, a parte un modesto incremento per il periodo compreso tra il 1 gennaio e il 31 maggio, è poi prevista una progressiva diminuzione, che andrà a regime a partire dal prossimo anno. Il calo tariffario andrà a compensare praticamente la fine degli incentivi che erano stati introdotti per favorire l’arrivo a Civitavecchia di nuovi traffici soprattutto in riferimento alle cosiddette “autostrade del mare”. Complessivamente, per le casse di Molo Vespucci arriva un’importante boccata d’ossigeno, fondamentale per attenuare gli effetti del contenzioso perso con Total-Erg ed anche per la sentenza del Tar, che seppure sostanzialmente favorevole, ha comunque stabilito che l’Authority dovrà versare due milioni di euro al Comune. C’è un aspetto, però, da sottolineare e riguarda il fatto che lo scalo locale, già il più costoso d’Italia, rischia di perdere ulteriormente traffici essendo sempre più caro e quindi poco concorrenziale.