Un’assemblea pubblica per raccontare ai cittadini il progetto di riqualificazione della Frasca e la realizzazione di un parco archeologico, interamente finanziati dall’Autorità Portuale. È quella che è andata in scena ieri pomeriggio all’aula Pucci e alla quale hanno preso parte anche diversi cittadini, soprattutto quelli direttamente interessati dalle modifiche che la trasformazione porterà necessariamente con se: in particolare l’abbattimento dei ricoveri per la pesca che si trovano in riva al mare, le famose “casette di legno”, che saranno comunque ricostruite più internamente. L’assemblea è stata voluta dal capogruppo di Forza Italia, Massimo Boschini e vi hanno preso parte il sindaco Ernesto Tedesco e l’assessore all’Urbanistica Leonardo Roscioni. A spiegare il progetto di valorizzazione, che passa necessariamente dall’approvazione da parte del consiglio comunale di una variante urbanistica per l’area, è stata l’architetto Enza Evangelista e l’ingegner Maurizio Marini dell’Autorità Portuale, che hanno spiegato come l’obiettivo principale è quello di proteggere e valorizzare gli straordinari reperti archeologici che insistono sulla zona (alcuni ancora non visibili), ma lasciando fruibile la zona ai civitavecchiesi e a quanti vorranno frequentare l’area, turisti compresi. All’interno del progetto è previsto anche il famoso scivolo da diporto, che sostituirà ilo precedente, destinato alla demolizione.
Sulla questione della “casette di legno”, l’architetto ha spiegato ai concessionari che saranno demolite (anche perché è la Sovrintendenza che lo chiede nell’ambito del progetto di riqualificazione), ma che saranno comunque ricostruite in una parte retrostante. L’amministrazione comunale è dunque ad un bivio: da una parte approvare in consiglio la variante e quindi dare il via libera al progetto, oppure ascoltare i mal di pancia dei (pochi) concessionari delle casette e continuare a temporeggiare. Dalla parole del capogruppo di Forza Italia, Boschini si evince la necessità, prima dei prossimi passaggi in consiglio, di “fare dei passaggi importanti, perché la città deve conoscere e i concessionari di quegli spazi devono avere le giuste garanzie”, passaggio ripreso anche dall’assessore all’urbanistica, Roscioni.
Valorizzazione del complesso termale di “Columna” e Parco naturalistico archeologico “Frasca-Mattonara”.
Un nuovo Parco archeologico naturalistico sarà a breve realizzato nel Comune di Civitavecchia, lungo un tratto della costa a nord-ovest della città, in località “La Frasca”, pregevole dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, ma soprattutto ricco di importanti reperti archeologici messi in luce durante una recente campagna di scavi.
L’intervento di recupero dell’intera area si è reso necessario come “misura di compensazione” in relazione alle attività di ampliamento della zona portuale di Civitavecchia, già in corso di realizzazione per opera dell’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino e Gaeta. Il progetto ha dunque come obiettivi la tutela e la valorizzazione delle aree archeologiche e paesistiche presenti, attraverso la realizzazione di un itinerario naturalistico-archeologico a scopo didattico e ricreativo.
Il parco copre un tratto di fascia costiera di 3 km circa, tra la centrale ENEL a sud (Torre Valdaliga Nord) e la zona che prende il nome dalla Torre S. Agostino (o Torre Bertalda) a nord, lungo il quale sono stati rinvenuti ben 24 siti di interesse archeologico. Diverse epoche storiche sono qui testimoniate: dal periodo protostorico (insediamenti villanoviani con rinvenimenti di frammenti fittili), all’epoca romana (impianti residenziali, I sec. a.C. – II sec. d.C.), al tardo Medioevo (Torre Bertalda o S. Agostino XVI sec.); non mancano tuttavia costruzioni più recenti come i fortini usati per difesa dai militari tedeschi e italiani nella seconda guerra mondiale. La copiosa presenza di segni antropici nelle varie epoche dimostra quanto sia stato importante e frequentato questo tratto di costa grazie alla sua conformazione geografica. I siti più pregevoli, selezionati in accordo con la Soprintendenza competente tenendo conto della possibilità del loro recupero e dell’accessibilità, sono dislocati lungo un itinerario naturalistico – archeologico come punti di sosta e approfondimento. Avviando e seguendo il percorso dal punto più a sud-est, vicino alla zona portuale, il primo sito che si incontra è quello di Cappelletto – Acque Fresche; verso la metà del cammino si trova Columna – Porto Canale, luogo dove sono stati scavati i reperti più consistenti di tutto il parco; infine, collocata all’estremità nord dell’area archeologica si trova la Torre Bertalda del XVI sec. I due siti più rilevanti dell’area, “Columna” e “Cappelletto”, sono stati oggetto di approfondite campagne di scavo che hanno messo in luce costruzioni complesse di epoca romana (tra I sec. a.C. e II sec. d.C.) con ambienti termali dotati di ricche decorazioni musive.
Sito archeologico Columna – Porto Canale
Il complesso principale è quello di Columna – Porto Canale così chiamato per via di possenti colonne in granito tuttora visibili nell’acqua poste all’imboccatura del porto (Porto Canale nelle fonti di archivio). La zona non conosce quasi soluzione di continuità per ciò che riguarda la presenza antropica nelle varie epoche, per via di un porto naturale che offriva riparo alle imbarcazioni rispetto alle mareggiate, una funzionalità già nota alle popolazioni più antiche. Sono stati infatti rinvenuti resti ceramici che attestano la presenza antropica in epoca protostorica, mentre meno chiari sono i segni degli insediamenti di quel periodo a causa della lunga frequentazione del luogo nelle epoche successive. Ma è anche documentata nel XIII secolo (1290) la presenza di una chiesa intitolata al Beato Senzio, retta dalle suore di Santa Chiara di Viterbo, di cui oggi rimangono alcune murature di ambienti annessi alla chiesa.
La parte più consistente di reperti risale comunque all’epoca romana. Il porto naturale era stato dotato di un molo, testimoniato da blocchi di pietra arenaria ordinati lungo la linea di costa e di un’entrata al canale segnalata con delle colonne di ca. 1 m di diametro che ora giacciono sul fondale marino (ne sono state rinvenute 4, due vicino alla battigia e quindi ben visibili, mentre le altre due si trovano a quote più profonde a diversi metri dalla costa). Il sito che si trova prossimo alla battigia, essendo la linea di costa arretrata nel tempo di diversi metri, risulta parzialmente compromesso dallo sgretolamento di parte delle strutture qui presenti. Nei pressi del porto si trova anche un ponticello in muratura di epoca tardo-romana o medievale, e una strada lastricata che transitava per il ponte: la presenza di tombe di varia epoca (III-IV d.C. e VII-VIII d.C.) lungo i margini della strada testimonierebbero dell’importanza e della frequentazione dell’area. A nord del porto Columna, in direzione S. Agostino, durante l’ultima campagna di scavi del 2012, è stato rinvenuto un grande fabbricato residenziale con annessi termali di grande pregio. L’edificio di forma rettangolare ricco di mosaici policromi e costruito in opus mixtum, è datato alla metà del II sec. d.C.. Le indagini sono state condotte dall’Università “Tuscia” di Viterbo, dirette dal prof. Carlo Pavolini, sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale.
Sito archeologico Cappelletto – Acque Fresche
Analogo per tipologia ed epoca storica è il sito denominato Cappelletto, dove sono stati rinvenuti un impianto residenziale (risalente al I sec. a.C. e sviluppatosi in varie fasi successive) con annessi ambienti termali. La località Cappelletto, situata tra la linea di costa e la centrale ENEL alle spalle, si trova all’inizio del tratto costiero interessato dal progetto. La struttura messa in luce da diverse campagne di scavi copre un’area di ca. 1500 mq. Si tratta di un grande impianto residenziale, probabilmente una villa costiera di epoca tardo-repubblicana, dotata di impianto termale, portici e giardini, con un accesso panoramico al mare di oltre 30 m caratterizzato da un grande porticato, dotato di una gradinata digradante verso il mare. Le indagini sono state condotte dall’Università “La Sapienza” di Roma, dirette dalla prof.ssa Francesca Romana Stasolla, sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale.
IL PROGETTO
L’area oggetto d’intervento è vincolata con DM del 26.03.75 grazie ad un ampia pineta, area boschiva di grande pregio alle spalle della costa; inoltre sono presenti il vincolo della fascia marina, importante per la sua biodiversità e il vincolo archeologico sancito con DM del 20.04.2009.4
Nella stesura del progetto il tema centrale è stato la valorizzazione e conservazione dei reperti; le recenti esperienze maturate in tema di riqualificazione di siti archeologici hanno dimostrato come la conservazione dei beni è strettamente connessa con la capacità di manutenzione degli stessi nel tempo. Questa considerazione ha portato, durante l’elaborazione del progetto, ad una profonda analisi del territorio, dei suoi usi e delle sue vocazioni, in modo che il Parco si inserisse come un valore aggiunto e potesse stimolare la frequentazione innanzitutto degli abitanti stessi della città oltre che dei numerosi turisti croceristi in crescita negli ultimi anni. Pertanto, nel progetto, sono state individuate delle funzioni specifiche compatibili con la natura del luogo, in grado di produrre delle attività didattiche, sportive e ricreative che permettono il controllo del sito, la manutenzione e la conservazione dei reperti.
Il progetto, redatto con il costante supporto e collaborazione delle Soprintendenze competenti (Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria Meridionale, Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, Direzione Generale – Tutela del Paesaggio, Architettura e Arte contemporanea), analizza la fascia di costa che va dalla centrale di Torre Valdaliga Nord alla località denominata Torre Bertalda, individuando un percorso didattico, sportivo e ricreativo lungo il quale è possibile sostare in corrispondenza dei reperti archeologici rinvenuti, dotato di punti di sosta informativi, servizi e poli didattici e ricettivi.
Cappelletto – Acque Fresche
L’acceso all’area è garantito dalla strada esistente in terra battuta, deviando dalla strada litoranea che porta alla località S. Agostino. In prossimità del sito, oggetto dell’intervento di riqualificazione denominato Cappelletto – Acque Fresche, viene collocata una struttura di servizio, definita nelle tavole di progetto come: “Polo didattico e servizi”, contenente una serie di funzioni: informazioni sul sito (possibilità di prenotazione visite guidate, audio guida), servizi igienici, bookshop e laboratori per svolgere attività didattiche (corsi di archeologia sperimentale rivolti ai bambini e ragazzi). Tale manufatto, realizzato con struttura metallica e rivestimento in vetro e legno, si inserisce perfettamente nell’ambiente naturale circostante e presenta un carattere di provvisorietà essendo in qualsiasi momento removibile senza alterare lo stato dei luoghi.
Dalle indagini effettuate nel sito, emerge che nella prima parte dell’area (Acque Fresche) era presente un villaggio protostorico con capanne dove la popolazione viveva delle attività di pesca e commerciali, dati desunti anche dai notevoli frammenti fittili rinvenuti. In particolare, il villaggio era costituito da capanne a forma circolare, composte da un muretto, alto circa un metro, sul quale venivano inseriti dei pali in legno che servivano per sorreggere la copertura (sempre in legno e
rami). Per tale area, denominata “Acque Fresche”, il progetto non ha previsto di riportare in luce i reperti rinvenuti durante le precedenti campagne di scavo5 riguardanti un insediamento protostorico con capanne scavate parzialmente nel banco di roccia e disposte lungo il mare -VIII sec. a. C., ma si è optato per utilizzare un adeguato sistema di comunicazione composto di legende informative con testi e ricostruzioni, in modo da raccontare i ritrovamenti emersi durante gli scavi in questo luogo. Il progetto prevede, inoltre, la rilettura della storia del luogo ed in particolare del sito in cui era situato il villaggio protostorico, attraverso un attento uso della pavimentazione. Infatti la pavimentazione di progetto in terra battuta con cromie analoghe a quelle della roccia esistente sul luogo, in prossimità del sito protostorico, presenta degli inserti in terra stabilizzata che rievocano le forme circolari delle capanne che costituivano il villaggio villanoviano.
Tale pavimentazione, comparirà nuovamente lungo il percorso del Parco ogni volta che si incontrerà un sito protostorico, in modo da dare al visitatore una facile ed immediata lettura della storia dei luoghi. Tutte le pavimentazioni proposte in progetto che caratterizzano l’intervento, sono state pensate come pavimentazioni didattiche in grado di contribuire alla lettura delle differenti epoche storiche.
Superato il sito Acque Fresche, un percorso in legno e terra stabilizzata accompagna il visitatore nell’area denominata “Cappelletto”, una delle zone caratterizzata dai reperti più rilevanti di della costa, illustrati già precedentemente e risalenti al periodo romano (I sec a.C.). Prima di giungere ai reperti, il percorso si rialza e diviene una passerella, leggermente staccata da terra che attraversa un secondo punto di sosta informativo (Sistema Informativo – tipologia A). Tale punto di sosta ha il duplice scopo di realizzare un luogo di sosta ombreggiato e riportare le notizie sui reperti attraverso delle legende illustrative. Vista l’importanza dei reperti rinvenuti in tale sito e vista la necessità di proteggerli maggiormente, vengono individuate nel progetto alcune coperture degli ambienti più rilevanti che presentano pavimentazioni musive o in opus spicatum. Accedendo all’area Cappelletto si incontra il primo ambiente con copertura superiore caratterizzato da una pavimentazione in opus spicatum e muri laterali in opus reticolatum; il secondo gruppo di coperture, invece, viene collocata in corrispondenza del mosaico a tessere bianco/nere. Le coperture poggiano su pali in acciaio zincato caratterizzati da una fondazione puntuale scelta appositamente per la sua versatilità e basso impatto nell’ambiente. Infatti, il tipo di sostegno in acciaio zincato denominato “Krinner”, grazie alla sua particolare tecnologia di avvitamento, consente di resistere a notevoli carichi (si stima un palo verticale ogni 10 mq) pur interessando una piccola superficie (circa 10 cm di diametro). Tale soluzione consente di fare a meno di un difficile processo di scavo, inappropriato in tale circostanza, con relativo plinto di fondazione in cemento tradizionale. Il prodotto Krinner permette in questo caso di scegliere il punto esatto in cui è possibile non interferire con i reperti archeologici. Questa soluzione, abbinata alla possibilità di ancoraggio in uno qualsiasi dei nodi individuati nella piastra di copertura, si è scelta per la sua estrema libertà di azione, che concede la possibilità di posizionare il pilastro nei punti in cui non ci sono pavimentazioni, né emergenze archeologiche.
Columna – Porto Canale
Si accede all’area, anche in questo caso, da una strada esistente in terra battuta deviando dalla strada litoranea che porta alla località S. Agostino. In prossimità di tale sito e in adiacenza all’ingresso del Camping esistente, viene individuata una zona per la sosta e parcheggio delle autovetture. Poco più avanti, viene collocata una struttura di servizio, denominata nelle tavole di progetto: “Polo ricreativo e servizi”, contenente una serie di funzioni: informazioni sul sito, servizi igienici ed un bar – caffetteria – ristorante. Di fatto, vista la lunghezza complessiva (circa 3 Km) del percorso di visita, risulta necessario collocare almeno in un punto una struttura dove avere la possibilità di ristorazione e di un breve riposo soprattutto del periodo estivo. Tale manufatto, realizzato con struttura metallica e rivestimento in vetro e legno, analogamente al precedente collocato nel sito Acque Fresche, si inserisce perfettamente nell’ambiente naturale circostante, predominando soprattutto il rivestimento in legno e il carattere di manufatto leggero in qualsiasi momento removibile senza alterare lo stato dei luoghi. Più in dettaglio, il percorso principale di visita, realizzato in legno e terra stabilizzata e riconoscibile facilmente in tutti e tre i siti, accompagna il visitatore lungo una serie di reperti archeologici come il “ponticello”, la “crepidine” fino a giungere nella prima area dove emergono una serie di strutture murarie che lasciano intendere la presenza di altri reperti archeologici non ancora indagati. In tale area si ipotizza la collocazione di un punto di sosta informativo con la descrizione dei reperti e le notizie relative al sito di epoca protostorica e romana presenti nelle immediate vicinanze.
Poco più avanti il percorso prosegue in due direzioni: la prima, in corrispondenza del mare, conduce ad un pontile in legno dal quale è possibile vedere le colonne in granito sommerse che facevano parte dell’approdo denominato Columna – Porto Canale; la seconda, lungo il percorso principale di visita che accompagna il visitatore verso l’area archeologica principale.
Vista l’importanza dei reperti rinvenuti soprattutto nell’ultima campagna di scavo, si è ipotizzato di collocare un punto di sosta informativo (tipo A) dove poter apprendere tutte le informazioni relative ai ritrovamenti rinvenuti prima di accedere all’area.
Il percorso principale di visita, realizzato sempre in legno prosegue parallelamente all’area di scavo Columna (illustrata precedentemente) mediante una pedana sopraelevata; da qui il visitatore più interessato potrà scendere nell’area archeologica, e visitare più da vicino gli ambienti con pavimenti in mosaico protetti dalle coperture con tecnologia analoga a quella precedentemente descritta per l’area Cappelletto.
Torre Bertalda
Si accede all’area da due percorsi pedonali e ciclabili, il primo proveniente dalla località S. Agostino (nel comune di Tarquinia), il secondo, invece, dalla precedente area Columna – Porto Canale, lasciando l’accesso carrabile esclusivamente ai veicoli di servizio e soccorso. Questo sito, in particolare, rappresenta uno dei punti più interessanti dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, adatto per attività sportive, passeggiate in bicicletta e a cavallo.
Pertanto si è ipotizzato che il percorso principale di visita, in questo tratto, possa essere dotato anche di un “percorso attrezzato” per esercizi sportivi. Lungo il cammino il visitatore incontra dapprima un’area dove è stato rinvenuto un villaggio protostorico con capanne e, analogamente agli altri siti, si prevede nel progetto una pavimentazione in terra battuta con inserti in terra stabilizzata con la rilettura dell’impronta delle capanne. Più avanti, lungo il percorso, una deviazione verso mare porta il visitatore in un punto di sosta dove è possibile leggere la sezione stratigrafica del terreno con evidenziate tutte le varie epoche. A seguire, il percorso giunge nella struttura di servizio individuata come “Polo Sportivo”.
Anche in questo caso la struttura è realizzata in acciaio zincato con tamponature in vetro e legno. Il manufatto è, inoltre, avvolto da una serie di pareti-pannelli in legno che svolgono funzione di brise – soleil per proteggere le pareti vetrate dai raggi solari. In tale struttura ricettiva sono presenti: un punto informazioni, i servizi igienici, un piccolo bar e ambienti di servizio alle attività didattiche di snorkeling e diving che accompagnano il visitatore alla scoperta dei relitti e dei reperti che il fondale marino conserva. Infine, antistante la struttura del Polo Sportivo, viene realizzata una piccola piazza, luogo di sosta dal quale è possibile rileggere e ammirare i reperti relativi alla Torre Bertalda, e le bellezze naturali e paesaggistiche del sito.