Un ente letteralmente strangolato dall’eccessivo costo del personale dipendente, figlio di un abnorme numero di assunzioni avvenuto a cavallo tra il 2009 e il 2013, quando vennero collocate in servizio ben 41 delle 110 persone presenti alla data del 31 dicembre 2019, e di retribuzioni elevatissime, erogate in misura ben superiore rispetto agli altri enti pubblici, come ad esempio Ministeri e Regioni. E’ quanto emerge dalla relazione della Corte dei Conti sulla gestione dell’Autorità Portuale, dalla quale scaturiscono elementi particolarmente interessanti, come che il costo medio annuo sostenuto dall’ente nel 2019 per il personale dipendente, è stato di oltre 330.000 euro per il segretario generale, di oltre 213.000 euro per ciascuno degli undici dirigenti, di oltre 124.000 euro per ciascuno dei 30 funzionari e di oltre 80.000 euro per ciascuno dei 68 impiegati.
“Si conferma pertanto – si legge nella relazione che sarà trasmessa al Parlamento – un costo medio del personale decisamente elevato, come già evidenziato nel referto dello scorso anno”. Un capitolo importante viene dedicato alla corresponsione di emolumenti ad personam, argomento già trattato nella relazione relativa all’anno precedente. Viene confermato, al riguardo, che l’Authority a guida Di Majo aveva affidato la questione ad una società di consulenza, la quale ha concluso il suo lavoro ritenendo legittimo il mantenimento nel tempo di alcuni assegni per il permanere delle condizioni che ne avevano determinato la corresponsione e ritenendoli invece non dovuti in altri casi, e quindi da recuperare. “La stessa società di consulenza – prosegue la relazione della Corte dei Conti – ha segnalato inoltre che gli importi erogati sono estremamente rilevanti, ben superiori alle voci tabellari ed ha suggerito all’ente di adottare al più presto un regolamento che preveda, per il futuro, termini, condizioni e limiti per la loro erogazione”. C’è da dire, al riguardo, che tutti gli assegni ad personam hanno avuto origine nel periodo precedente la gestione Di Majo, il quale, però, nei quattro anni del suo mandato, nonostante i rilievi mossi in occasione delle diverse ispezioni, nulla ha fatto affinché la questione potesse trovare soluzione, se non l’affidamento dello studio della situazione ad una società di consulenza, anche questo, peraltro, contestato dalla Corte dei Conti. Nel corso degli anni, praticamente nell’ultimo decennio, si è quindi determinata una situazione paradossale. L’Autorità Portuale, oltre ad avere un numero enorme di dirigenti e funzionari, ovvero quasi il 40% di tutto il personale, ha anche una trentina di dipendenti che possono contare praticamente su un doppio stipendio: il primo legato agli istituti previsti dal regolare contratto di lavoro e il secondo garantito dall’assegno ad personam, che in molti casi è addirittura superiore al normale stipendio. Si parla di un caso clamoroso, che riguarderebbe un soggetto al quale viene addirittura corrisposto un doppio assegno ad personam, di importo mensile vicino ai 6mila euro, che si aggiunge al normale stipendio e che porta quindi ad una retribuzione lorda vicina ai 10mila euro mensili, superiore a quella del Presidente del Consiglio, Mario Draghi. C’è da dire che l’attuale gestione di Molo Vespucci, ha avviato la definizione del piano di ristrutturazione del personale, con il quale l’Ente procederà anche alla ricognizione delle assegnazioni degli emolumenti corrisposti con la contrattazione individuale e quella di secondo livello. Al riguardo, la stessa Authority ha chiarito alla Corte dei Conti che adotterà i necessari provvedimenti a conclusione del piano di ristrutturazione del personale, attualmente in corso.