CIVITAVECCHIA – La mancata presentazione nel corso dell’ultimo Comitato di Gestione dell’Autorità Portuale della proposta che dovrebbe risolvere definitivamente il contenzioso in atto con la Rtc, non è stata infatti accolta con particolare favore, sia negli ambienti imprenditoriali che in quelli sindacali. Proprio durante il Fruit Logistic di Berlino, svoltosi nei primi giorni di febbraio, infatti, la delegazione di Molo Vespucci aveva fornito ai rappresentanti della Chiquita ampie rassicurazioni sul fatto che entro il mese di marzo l’Authority avrebbe adottato disposizioni definitive sulla questione.
L’indirizzo, peraltro ribadito dallo stesso presidente Di Majo anche nel corso di un’intervista telefonica al Trc Giornale, era quello di procedere ad un adeguamento tecnico funzionale della ripartizione degli approdi che tenesse conto dei traffici più importanti e maggiormente in crescita all’interno dello scalo marittimo locale. E nel corso della lunga riunione dell’organismo di partenariato svoltasi il 27 marzo scorso, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali avevano posto l’accento sulla necessità di arrivare nel più breve tempo possibile a dare una risposta concreta agli impegni assunti con la Chiquita a Berlino e di non avvicinarsi troppo a giugno, a quando il tribunale amministrativo si pronuncerà nel merito del ricorso presentato dalla Rtc, la quale pretende che lo scarico delle navi avvenga sul terminal container da lei gestito e non nelle vicinanze della banchina che ospita i magazzini frigo della Cfft. Il fatto che al comitato di gestione dell’Authority svoltosi martedì scorso, al di là di generiche dichiarazioni di intenti, non sia stato presentato alcun piano operativo, ha fatto quindi scattare il campanello d’allarme. E’ forte, infatti, il timore che la Chiquita, così come avvenuto nel momento più caldo del contrasto, torni a dirottare il traffico su Livorno con conseguenze economico-occupazionali devastanti. In più, allo sviluppo del traffico dell’ortofrutta è anche legato il new deal dell’interporto, la cui gestione è adesso passata ufficialmente a Cfft. L’eventuale stop al traffico delle banane rischierebbe quindi di far naufragare anche questa nuova possibilità di sviluppo