“Proviamo ad elencarne i motivi:
Alcune aziende storiche, e parliamo di Seport, stanno vivendo un periodo di grande difficoltà finanziaria e operativa, situazione già da noi denunciata a settembre scorso. Notizia recente è la alienazione della propria quota di riferimento nel capitale sociale, circa il 26%, della società da parte dell’AP, azione legittima nell’ambito delle leggi cogenti ma inusuale se si considera l’attuale regime di commissariamento della stessa. Rimane poco chiaro il perché tali movimenti societari oggi e non durante i cinque anni precedenti che hanno visto i bilanci sistematicamente in perdita, come d’altronde altrettanto poco chiare sono le azioni che l’azienda intende attuare per il rilancio produttivo di una società che, sottolineiamo, opera in regime di monopolio e quindi di vantaggio concorrenziale.
Naturalmente ci aspettiamo che le stesse alienazioni delle quote sociali avvengano con le aziende partecipate, Port Utility e Port Mobility. Come ci aspettiamo un intervento finalmente deciso e incisivo da parte delle Organizzazioni Sindacali, le quali con il loro incomprensibile silenzio rischiano di avvallare le scellerate scelte aziendali, le cui uniche vittime saranno inevitabilmente i lavoratori, colpevoli solo di aver avuto una dirigenza che ha saputo solo monetizzare gli incarichi e nient’altro.
I recenti casi di Privilege, con il cantiere chiuso per il fallimento della società costruttrice e la successiva messa in mobilità delle maestranze ( tutt’ora in presidio fisso presso la sede dell’Authority) e dell’ATI CIDONIO,FINCOSIT,ITINERA e COOSETTE, con le attività sospese a causa di presunte irregolarità delle lavorazioni nell’appalto di circa 130 milioni di Euro per le “opere strategiche del prolungamento antemurale Cristoforo Colombo, darsena servizi e darsena traghetti” che ha causato la perdita del posto di lavoro per circa 150 unità a fronte delle 300 impiegate, dimostrano quanta poca attenzione e interesse l’Autorità Portuale e il suo management ponga verso le politiche occupazionali. A questo va aggiunta la nebulosa situazione delle aziende locali impiegate in attività di manutenzione o costruzione, le quali sono costrette ad impiegare forza lavoro ad intermittenza, creando di fatto precarietà diffusa e difficoltà di collocamento. Il tutto con numeri di manodopera occupata ben lontani da quelli che periodicamente, soprattutto nei periodi di picchi elevati, ci vengono forniti.
Alcuni giorni fa le testate giornalistiche hanno diffuso i dati statistici relativi al primo trimestre 2015 delle attività portuali, i quali hanno certificato, rispetto allo stesso periodo del 2014, un calo del 10,4% per le merci, del 9,3% per i servizi di linea e un aumento minimo (2,2%) sul traffico croceristico. Questo testimonia la chiara difficoltà nel mantenere i trend e gli obiettivi previsti e dimostra inequivocabilmente che le politiche attuate mostrano non solo gravi deficit programmatici ma anche un lento ma inesorabile declino di tutte le attività portuali, comprese quelle che fino a poco tempo fa erano (o sembravano) eccellenze.
Il quadro a tinte fosche potrebbe essere completato parlando della ormai naufragata sinergia con il Comune di Civitavecchia, pubblicizzata ed enfatizzata come panacea risolutiva delle difficoltà economiche comunali ma che , come nel caso del Largo della Pace, è terreno di scontro e di polemiche, oppure delle sempre più frequenti denunce della Capitaneria di Porto per inquinamento da fumi da parte delle navi crocieristiche o dei mancati controlli negli adempimenti di sicurezza contro sversamenti di idrocarburi in mare.
Tutto questo mentre assistiamo a propagandiste passarelle a Washington con tanto di foto insieme a Marchionne & C. che tanto sanno di manifesto elettorale ad uso e consumo di chi ormai crede in un miracolo portuale che non è mai avvenuto.
Il PD di Civitavecchia si farà carico di chiedere al governo che faccia finalmente chiarezza e intervenga attraverso la nomina di un Presidente dell’Autority che abbia ben chiara una visione strategica complessiva delle azioni di rilancio e contemporaneamente si faccia carico di salvaguardare le molteplici professionalità presenti nello scalo , al di là dei condizionamenti di una parte della politica (e non) che fino ad oggi hanno di fatto impedito l’apertura alla città di questa vitale risorsa economica di Civitavecchia”.
Dario Bertolo – segreteria Pd Civitavecchia