Spett.le Redazione,
fino al 14 maggio 1943 (giorno nefasto del primo bombardamento di Civitavecchia), tutti i giorni passavo davanti alla Rocca, in quanto frequentavo la terza media alla scuola Manzi in via Nino Bixio, sede del liceo ginnasio e della nuova media costituita nel 1940 con la famosa riforma del ministro Bottai. Oggi vedere la Rocca com’è ridotta fa male al cuore. Almeno si cerchi di restaurare quello che è rimasto, com’è stato fatto dal consorzio del porto con le mura di Pio VII su via Nino Bixio.
La Rocca oggi è un’indecenza per la città. Dal varco di Porta Livorno (anch’essa da ristrutturare) all’ingresso della darsena romana (perché è sempre chiusa?) è un luogo da terzo o quarto mondo. E’ indecoroso vedere la lapide di padre Alberto Guglielmotti posta in quel sito, ricettacolo d’immondizie e wc per cani.
Dato che la proprietà della Rocca è della Curia Vescovile, monsignor Girolamo Grillo, con nostro grande giubilo cittadino onorario di Civitavecchia, potrebbe autorizzare la sistemazione dei ruderi della Rocca, che sebbene in parte risparmiati dai bombardamenti, furono (la torre dell’orologio) minate e fatte saltare (insieme alla lanterna) dalle truppe tedesche in ritirata verso il nord.
Altro reperto da sistemare è la famosa lapide dei prezzi del pesce, ubicata all’ingresso del piazzale del Pincio e ridotta ad uno stato pietoso.
Bisognerebbe restaurare anche le mura del San Gallo, la bellissima porta, sulla via omonima, davanti alla caserma dei Carabinieri.
Alla luce di questa situazione, perché la Pro Loco non devolve per tali restauri tutte le somme ora erogate per le pur bellissime ed apprezzate manifestazioni di cui è promotrice?