Nessuna novità sulla questione della Camera Iperbarica di Civitavecchia. La struttura, aperta formalmente nel febbraio del 1998 su iniziativa dell’associazione “Francesco Forno”, non è mai entrata in funzione a pieno regime, nonostante sia stata più volte oggetto di collaudi e test dall’esito positivo. Tutto aveva fatto pensare che la Camera Iperbarica, costata ai contribuenti complessivamente quasi 600 mila euro, avrebbe potuto essere finalmente attivata dallo scorso settembre. Nulla di fatto, invece. La struttura era pronta ma nessuno ha risposto all’associazione “Francesco Forno” che aveva richiesto l’autorizzazione sanitaria e la delibera comunale.
Con la stagione estiva ormai alle porte e i numerosi sportivi che approfitteranno del sole e del caldo per le immersioni, la Camera Iperbarica sarebbe fondamentale nelle situazioni di emergenza, in cui i ritardi di intervento possono causare, nella migliore delle ipotesi, una cattiva riuscita delle terapie.
“Il 3 settembre scorso – afferma Gianfranco Forno – abbiamo completato i collaudi relativi alla parte tecnica. Se il Comune ci avesse concesso la delibera nella quale fosse specificato che la struttura rispondeva a tutti i requisiti, la Camera Iperbarica avrebbe potuto essere operativa già dal giorno successivo. Lunedì avremo un incontro con l’Autorità Portuale e speriamo di risolvere la questione una volta per tutte. Abbiamo creato e gestito per anni la struttura, non esiste motivo per cui questa non debba funzionare”.
Polemico anche Massimo Pierucci, il tecnico che, grazie al proprio lavoro e al proprio impegno nella manutenzione, ha fatto sì che la Camera Iperbarica non divenisse un fallimento totale. “È triste – afferma Massimo Pierucci – vedere che le istituzioni non vogliano prendere in considerazione le condizioni di una struttura che, se attivata, diverrebbe di fondamentale importanza per Civitavecchia e per tutto il comprensorio. Ci sono decine e decine di lavoratori e sportivi che frequentano il porto e che, in caso di necessità, sono costretti a trasporti d’urgenza a Roma o Grosseto, quando la soluzione sarebbe a pochi passi”.
La situazione rimane ancora in stallo. Con la documentazione necessaria e la struttura pronte da tempo, quello di Civitavecchia potrebbe diventare un polo al servizio di una parte considerevole della popolazione laziale.