CIVITAVECCHIA – La cosiddetta “carbon-exit” avrà inizio ufficialmente mercoledì prossimo. Proprio per mercoledì prossimo, è prevista l’apertura del confronto nel tavolo convocato direttamente dal Ministero dell’Ambiente. Alla prima riunione sul phase-out del carbone, il Ministero ha invitato Terna e i tre produttori proprietari delle otto centrali ancora attive, ovvero Enel, Ep Produzione e A2A. E proprio alla vigilia dell’incontro arriva l’ufficializzazione che Enel ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro le disposizioni del Ministero dell’Ambiente in merito al rinnovo dell’autorizzazione ambientale integrata, la cosiddetta AIA.
Per il Mise, i proprietari delle centrali devono espressamente prospettare la cessazione definitiva dell’utilizzo del carbone ai fini di produzione termoelettrica entro il 31 dicembre 2025, dettagliando il piano di fermata definitiva, pulizia, protezione passiva, messa in sicurezza e aggiornamento della relazione di riferimento per i gruppi termoelettrici alimentati a carbone, corredato del relativo cronoprogramma. Enel, nel ricorso, contesta che a decidere sulla materia sia direttamente il Ministero dell’Ambiente e non, come dovrebbe essere, il Ministero dello Sviluppo Economico. Per l’azienda energetica, inoltre, la Strategia Energetica Nazionale del 2017 è un atto amministrativo recante un impegno politico e che pertanto non può essere considerato alla stregua di un provvedimento. Enel, prima e dopo il ricorso al Tar aveva comunque sollecitato l’apertura di un tavolo di confronto. E il tavolo, come detto, muoverà i suoi primi passi a partire da mercoledì prossimo. Peraltro, lo stesso Ministro dell’Ambiente Costa, nel corso della sua visita a Civitavecchia del 21 febbraio scorso, aveva sottolineato che non c’è alcun braccio di ferro con Enel sul carbone, sottolineando che per chiudere una centrale bisogna aver creato l’alternativa ecocompatibile. “Ed è su questo – aveva aggiunto testualmente – che si aprirà presto un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico al quale parteciperemo anche noi”. Il problema di fondo, come peraltro già evidenziato più volte dal Trc Giornale, è che attualmente le centrali a carbone assicurano al mercato elettrico italiano ben 50 miliardi l’anno di chilowattore, senza i quali una parte del Paese resterebbe praticamente al buio. E nell’arco di soli sei anni è praticamente impossibile trovare fonti alternative che possano assicurare quei 50 miliardi di chilowattore necessari. Tutto lascia quindi supporre che si andrà ad una fase di transizione, che potrebbe durare altri cinque anni, oltre il 2025. Peraltro, sempre come anticipato dal Trc Giornale, lo stesso Parlamento Europeo si è già espresso al riguardo, approvando una risoluzione con la quale viene spostato al 2030 il termine ultimo per l’uscita dal carbone, ma con una graduale riduzione delle emissioni del combustibile fossile tra i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici.