CIVITAVECCHIA – Il phase out dal carbone è iniziato prima che tutte le parti in causa iniziassero a discutere. Ne sono convinte le organizzazioni sindacali del comparto energia alla luce dell’incontro svoltosi ieri con una rappresentanza di Enel e che ha potrebbe essere il preludio alla rottura delle trattative. I sindacati, infatti, non sembrano assolutamente convinti della proposta formulata dalla spa di ridurre un terzo del personale operante all’interno delle centrali a carbone.
A Civitavecchia, tanto per fare un esempio, su un organico che si avvicina alle trecento unità, è prevista una riduzione di 97 addetti, per un terzo dei quali si prospetta il prepensionamento. Gli altri verrebbero invece ricollocati in altre realtà aziendali che, al momento, vivono una situazione di carenza di personale, in particolare nel settore della rete di distribuzione e delle energie rinnovabili. Alla luce delle proposte avanzate da Enel, è stato deciso di andare ad un ulteriore approfondimento dell’intera questione, programmando subito due nuovi incontri per il 6 e l’8 maggio. In quella sede saranno verificate per il 2019 le determinazioni aziendali presentate, con le effettive ricadute su ogni singolo impianto. E’ evidente che una ulteriore riduzione di organico all’interno della centrale non interesserà solamente il personale Enel, ma avrà inevitabilmente una ricaduta anche per quanto concerne le aziende esterne, che operano nei settori delle manutenzioni e dei servizi. E intanto si apre un altro fronte di contrasto. Le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil e quelle nazionali Filctem, Flaei e Uiltec hanno programmato per domani dalle 14 alle 18 un presidio sotto la sede del Ministero per lo Sviluppo Economico, dove si aprirà ufficialmente il tavolo nel quale si discuterà dell’uscita dal carbone e al quale i sindacati non sono stati invitati. Al presidio parteciperà anche una delegazione di lavoratori di Torre Nord. Per Cgil, Cisl e Uil la presenza del tavolo risulta invece fondamentale, in quanto la chiusura degli impianti a carbone ha un impatto sui lavoratori delle aziende energetiche interessate e di quelle legate all’attività dell’indotto. “Inoltre – si legge in una nota – la mancanza di indicazioni previse sulla fase transitoria che garantisca al Paese l’adeguata produzione di energia elettrica, ha un impatto su tutti i cittadini e, se non regolata preventivamente incide negativamente sul sistema di produzione industriale”.