“È difficile immedesimarsi in una situazione del genere”. È il pensiero del legale della famiglia Ciontoli, l’avvocato Pietro Messina, espresso al termine della conferenza stampa nella quale, insieme al collega Andrea Miroli, ha illustrato le motivazioni della discussa sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma emessa il 29 gennaio scorso sul caso della morte di Marco Vannini. Secondo Messina si è trattato di un incidente unico, quindi “non governabile”.
“Purtroppo ci sono tante questioni che rimangono aperte a livello sentimentale e a livello emotivo – spiega l’avvocato Pietro Messina – perché è una vicenda tragica che, secondo la perizia della Corte d’Assise, poteva andare diversamente, con una vita umana salvata. Tutto ciò può lasciare aperti molti interrogativi e molti scenari, però il dato processuale è quello che conta. Noi cerchiamo di riportare tutto nel binario del processo e dal punto di vista del fatto crediamo che non si debba più speculare su aspetti che rimangono a livelli di retroscena e illazioni. La verità processuale deve avere il sopravvento e chiudere una ferita che altrimenti rimarrebbe aperta per molto tempo. Questa è una pena che i genitori si porteranno dietro per lungo tempo, quindi massimo rispetto, ma è difficile potersi realmente immedesimare nella vicenda, in una situazione del genere, in quelli che erano le emozioni e il vissuto delle persone. Noi riteniamo che non si siano resi conto della gravità, così come non se ne sono resi conto gli infermieri, così come non se ne è reso conto in un primo momento il medico del pronto soccorso. Purtroppo la eccezionalità della traiettoria di quel proiettile è una cosa, come dicono i periti, unica nella storia di questo tipo di incidenti. Questo ha portato ad una situazione non governabile per una persona qualsiasi. Molto spesso su uno stesso tipo di reato possono esserci situazioni divergenti, quindi la scelta tra un minimo ed un massimo della pena deve essere fatta caso per caso, ed è giusto che il Magistrato sia messo in condizione di attribuire ad ogni fatto il giusto peso. Se poi questo giusto peso è effettivo rispetto alle aspettative della gente, o dell’opinione pubblica, questo sfugge al nostro compito di valutazione”.