C’è grande amarezza, ed anche preoccupazione, nella Cilp. Il crollo del traffico dell’automotive, che ha fatto registrare un calo del 50% a causa del dirottamento su Gioia Tauro dei treni provenienti dallo stabilimento Fca di Melfi, ha inferto un durissimo colpo all’impresa portuale. La situazione è precipitata il mese scorso, quando ci si è resi conto che le auto provenienti da Cassino non erano più sufficienti per andare avanti normalmente.
“Abbiamo cercato di tamponare la situazione – dichiara Massimo Soppelsa, presidente della Cilp – ma arrivati a questo punto, siamo costretti a ricorrere alla cassa integrazione. Sarà applicata a tutti, me compreso, a rotazione”. Sono 92 i lavoratori della Cilp, che proprio grazie all’automotive ha vissuto una crescita esponenziale. “Nel 2015 – spiega Soppelsa – abbiamo assunto circa 70 persone. Adesso, purtroppo, è arrivato questo colpo al fegato, mortale. Non vogliamo lasciare nessuno indietro e partendo da questa base discuteremo della cassa integrazione con i sindacati”.
È da tempo, ormai, che in porto risuona l’allarme per la riduzione del traffico dell’automotive. Evidentemente, però, non è bastato per far intervenire chi di dovere nel tentativo di salvare la situazione. “Ci sono stati degli incontri con l’Autorità di Sistema Portuale – commenta Soppelsa – ma sono state riunioni vuote di contenuto. Preferiamo non schierarci con nessuno, ma è innegabile che una riflessione va fatta. Se non ci sono strutture, se non ci sono agevolazioni, si va a morire”. Chiaro il riferimento a Molo Vespucci, una critica indiretta di scarsa attenzione ad un traffico che, negli ultimi anni, ha garantito un’importante boccata d’ossigeno per il porto. Ma la crisi della Cilp, secondo Soppelsa, varca i confini dello scalo marittimo. “È l’ennesima perdita di Civitavecchia”, dichiara il presidente.