“Egregio Direttore, che cosa sta succedendo a sinistra nel Paese e in questa nostra città? Davvero la sinistra è morta? Eppure – così almeno pare a un inguaribile ottimista – tanti elettori o ex elettori il cui cuore batte ancora da quella parte auspicano e aspettano speranzosi una casa nella quale riconoscersi, pronti a tornare ad abitarvi”.
“Leggo adesso anche sul suo giornale annunci di una ripresa di dialogo in prossimità delle elezioni comunali. E chi lo vuole ampio, questo dialogo, tale da coinvolgere la parte di “società civile” più vivace, cittadini generosi, giovani del volontariato, forze sociali, ecc. E chi invece lo amerebbe alquanto “ristretto”, magari tra partiti e gruppi tradizionali, tra vertici rimasti sempre “sul campo” a presidiare fortini alquanto desueti. Gli uni e gli altri, però, declamano convintamente la volontà di “lavorare per l’unità” del campo di sinistra (o di centrosinistra con o senza il trattino). E allora, dov’è la difficoltà se tutti desiderano la stessa cosa? Certo se si scende nel concreto, sulle scelte amministrative che ci attendono: la trasformazione del territorio, la transizione da vecchia industria non più sostenibile e da un commercio portuale invasivo verso un’economia diversificata, verso l’ideazione e la creazione di nuove opportunità occupazionali necessarie come il pane: allora riemergono subito antiche divisioni. Questioni che richiederebbero una ben diversa e concreta volontà di studio e ricerca unitaria, una superiore disposizione al servizio del bene comune… È su quelle che occorre lavorare per un progetto credibile, in grado di riavvicinare il cosiddetto popolo di centrosinistra. E invece? Sembra che altri interessi si frappongano fra le persone, coinvolgimenti che intralciano un vero processo unitario. Lo stesso “dibattito a sinistra” rischia di essere umiliato sulla contrapposizione di nomi. Si ha l’amara impressione che non siano già i valori culturali, civili e sociali a dividerci, quanto ancora un persistente fastidioso groviglio di personalismi. Sarebbe la definitiva condanna al naufragio generale e indistinto di quella che fu e deve tornare ad essere l’area della sinistra tramandataci dai padri della Patria e dai magnifici autori della Costituzione”.
Mario Dei Giudici, 18 dicembre 2018