Dopo la segretaria della Fiom Cgil, Elsa Bertero, anche il massimo rappresentante locale della Federlazio, Stefano Cervini, esprime profonda preoccupazione per la scarsa ricaduta economica che stanno evidenziando gli appalti per le grandi opere. Cliccare per leggere l’intervento integrale di Cervini. La Federlazio dal 1998 ha condiviso con l’imprenditoria di Civitavecchia un grande progetto: fare un salto di qualità e candidarsi come realizzatori su questo territorio delle costruzioni di grandi opere. L’Italpetroli credette in questa opzione e i risultati sono visibili a tutti. Il sistema locale d’impresa, forte di quell’esperienza, decise di proseguire il cammino partecipando a tutti i processi di sviluppo che vedevano e vedono Civitavecchia come fulcro di azioni di importanza nazionale, come la riconversione a carbone di Torrevaldaliga Nord e la ristrutturazione di Torrevaldaliga Sud. La riconversione di Torrevaldaliga Sud è stato il banco di prova per verificare definitivamente le capacità tecnico operative del sistema di imprenditoria locale. Nascevano aggregazioni imprenditoriali per dare una forma giuridica unitaria al progetto. La riconversione di Torre Sud è ormai giunta a conclusione e, riteniamo, positivamente, per affermazione dei Committenti. Oltre cinquanta imprese di Civitavecchia hanno partecipato a questo grande risultato, coprendo con un milione di ore lavorate un’incidenza il 75% di quelle totali. Fra poche settimane, dopo le ultime messe a punto dell’impianto, il gruppo B sarà pronto ad entrare in produzione.
Tutto bene dunque? Assolutamente no! Quelle imprese che pur tanto hanno dato in impegno, qualità del lavoro, attenzione alla sicurezza, sviluppo dell’occupazione (oltre 500 unità lavorative) oggi soffrono di un’esposizione finanziaria ed economica non giustificabile e soprattutto non imputabile alle stesse, ma sicuramente dovuta alla tempistica, alla ristrettezza degli spazi ed ad altri fattori contingenti che oggi sono oggetto di discussione e approfondimento tra imprese e committenti.
E se questi sono i risultati, ci si domanda cosa accadrà in una cantiere grande come quello di Torre Nord. Le prime avvisaglie sono note: a) Il progetto sta slittando i propri tempi di inizio, forse per motivi dovuti all’organizzazione di un’opera così complessa, o forse perché si aspetta la definitiva sentenza dei tribunali sui ricorsi del Comune di Ladispoli. b) L’area delle gare accessibile all’imprenditoria locale viene usata come campo di battaglia per sconti e ribassi che non hanno nessuna giustificazione se non quella di creare una fortissima tensione tra l’imprenditoria locale ( la convenzione stipulata alla presidenza del Consiglio dei Ministri non auspicava questo scenario). c) L’arco di tempo che divide la fine dei lavori di Torre Sud con l’inizio dei lavori di Torre Nord sta creando la necessità, non più procrastinabile, dell’uso degli ammortizzatori sociali per mantenere, da parte delle imprese locali, la manodopera assunta e specializzata nel corso degli anni.
Se queste sono le considerazioni generali ci viene da chiedere se vale la pena rischiare ancora su questo progetto. La Federlazio e le sue imprese ritengono validi tutti i presupposti che l’hanno spinta a battersi in questi anni sul progetto di riconversione di Torrevaldaliga Nord, volano dell’economia locale, ma se il risultato è mettere in ginocchio il sistema locale d’impresa si è pronti a fare una profonda riflessione. Questo è un pensiero che corre nella mente degli imprenditori che sono anche cittadini di questa città. Ci aspettiamo una riflessione sulle nostre perplessità dell’Enel, del Comune e delle forze sociali, perché il tempo per progettare un percorso adeguato e confacente agli impegni sottoscritti nelle sedi istituzionali sta finendo e nessuno vuole essere vittima, dopo tanto faticoso lavoro di decisione di chi questo percorso non lo ha né intrapreso né condiviso.
Stefano Cervini – responsabile FEDERLAZIO –