Un atto debole, le cui basi tecnico-amministrative non reggono, trattandosi di un provvedimento di carattere politico. Questi, in estrema sintesi, i punti sui quali si è soffermato il presidente dell’Autorità Portuale, Fabio Ciani, stamattina in conferenza stampa, decreto di commissariamento alla mano. Ciani ha ripercorso nei dettagli tutta la vicenda, conclusasi ieri, anche se è possibile che si tratti solo di una prima parte. Contro il commissariamento, infatti, “il ricorso sarà presentato al massimo domani mattina o domani pomeriggio – ha detto ancora il presidente Ciani – e ci rivolgeremo subito al presidente del Tar Lazio per chiedere una sospensione immediata”.
Si aggiungerà certamente anche una richiesta di risarcimento danni, perché “il commissariamento di un ente è un atto di estrema gravità e presuppone delle motivazioni molto forti”. Un atto per Ciani, quindi, tanto immotivato quanto “ingiusto”, perché partito in modo singolare dopo “un anno e mezzo” da quando vennero evidenziati i “dodici punti”, ovvero le altrettante presunte irregolarità della famosa ispezione Spampinato, “che fu per qualche anno – ha ricordato – presidente del collegio sindacale di Molto Vespucci e nel 2009 consulente del sindaco”. Cosa nota l’avvio della procedura di commissariamento dell’ente, mentre contemporaneamente il direttore generale del Dicastero rimandava la soluzione dei soli due punti rimasti parzialmente controversi sui dodici (tra cui l’assunzione dei due autisti). Ma allora “qual è il motivo per cui Ministero decide di commissariare?”. Ciani si è soffermato in particolare su due punti del decreto. Il primo: la Commissione di indagine appositamente costituita per verificare i rilievi della Ragioneria dello stato ha specificato che gli “inadempimenti, omissioni, irregolarità sono apparsi strutturali, radicati nel tempo e non determinati quindi da una specifica gestione dell’Autorità Portuale in esame”. Secondo: il direttore generale per i porti, citato nel decreto di commissariamento, parla di “sussistenza di irregolarità non irrilevanti sotto il profilo gestionale, che, ancorché in parte riferibili alla precedente gestione, non risultano essere state sanate da quella in corso”.
Insomma, dice Ciani, “sono stato commissariato per quello che altri hanno fatto prima di me e a cui io non avrei posto rimedio, ma non è così. I 6 milioni e 780 mila euro di canoni non riscossi nel 2007 – ha detto ancora Ciani – a oggi sono pari a zero. Allo stesso modo abbiamo tolto dal bilancio 4 milioni e 600 mila euro di somme non esigibili (dalla Raffineria di Roma: Ciani ha alluso alla prassi di gonfiare i crediti in certe situazioni, precisando che però non crede che ciò sia avvenuto a Molo Vespucci, ndr) un fatto che dovrebbe essere valutato positivamente”. Il succo è che “visto che scado a luglio e visto che è in atto una crisi di governo il ministro Matteoli si è dovuto affrettare a commissariare. Oltre alla mia persona, sono ferite le istituzioni di questo paese. In ogni caso anche se non andrà come credo – ha proseguito – nella mia vita ho altre gioie e altri amori. Mi rendo conto che per altri non è così e che quindi i traumi si sopportano in modo diverso. Ho visto in una nota stampa che si parla di porto come di una moglie o di una figlia, per questo continuo a dire che Moscherini non ha superato il lutto. Il sindaco ha premuto per quanto peso può avere, per il commissariamento, e non escluderei che questa spaccatura nel Pdl abbia inciso sulla scelta del ministro, che potrebbe aver subito, per così dire, il fascino di un senatore come Augello che da finiano di ferro ha deciso di restare nel Pdl”.