“Nessuna novità e tanta incertezza”. Si può riassumere così il commento da parte di Usb rispetto all’attesa riunione per l’istituzione del Comitato di Coordinamento ex art 24bis del decreto-legge 50/22 per la riconversione delle centrali a carbone di Brindisi e di Civitavecchia e delle rispettive aree industriali. Secondo sindacato, pur scontando il carattere interlocutorio dell’incontro, certamente prevedibile, non si sono registrate particolari novità, se non l’apertura del tavolo, di cui va dato merito agli onorevoli Battilocchio e D’Attis”.
“A parte questo permangono a riguardo fondamentali elementi di incertezza – affermano da Usb – innanzitutto, riguardo ai tempi. Numerosi sono infatti gli interventi che ieri hanno lamentato il drammatico ritardo con cui il governo inizia ad approcciare questi temi, a fronte di crisi occupazionali che rischiano di innescarsi prepotentemente già dal prossimo autunno. Se il prezzo del gas continua a mantenersi basso, è facile infatti immaginare a breve un deciso declino della produzione elettrica e un conseguente taglio degli appalti, come del resto già avvenuto prima dell’emergenza, oltretutto in uno scenario ancor più complicato di allora. Non bisogna infatti dimenticare che il nuovo PNIEC 2023 (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), ha ulteriormente accorciato i tempi del phase-out dei due impianti, che originariamente previsto a fine 2025 sono stati ora prospettati come attuabili in tre fasi: 1.480 Mw ad aprile 2024, 1.210 Mw ad aprile 2025 e 1.846 Mw a gennaio 2026. Il tutto, però, senza alcuna indicazione degli impianti coinvolti nei tre step, aspetto che induce a più di una preoccupazione e su cui ieri sarebbe stato gradito un chiarimento da parte di Terna, purtroppo assente all’incontro.
In secondo luogo, non si vedono all’orizzonte investimenti atti ad assicurare l’auspicato sviluppo. Allo stato, in particolare per il territorio di Civitavecchia, abbiamo infatti ben poco.
Da un lato, la dichiarata volontà Enel di utilizzare parte delle aree di centrale per attività connesse alla logistica, sulla quale, tuttavia, tralasciando le problematiche questioni circa i tempi di possibile attuazione – per fermata gruppi, demolizioni, bonifica, ecc – rimane un punto interrogativo: non sono infatti note, a riguardo, le reali intenzioni del nuovo management aziendale, il che evidentemente non è un aspetto di poco conto.
Dall’altro, un progetto per l’eolico off-shore presentato da Eni, certamente di grande interesse, ma che, senza un concreto supporto istituzionale e un impulso da parte dei proponenti, rischia davvero di non concretizzarsi. Sicuramente, almeno, non nei tempi che sarebbero necessari. Poi nient’altro, a fronte di una città che dopo decenni di produzioni inquinanti reclama con forza nuovi investimenti sostenibili, che assicurino buona occupazione e tutela ambientale.
L’impressione, in definitiva, è che nella lunga fase emergenziale che ha coinvolto le centrali a carbone si sia perso del tempo prezioso per approntare soluzioni di sviluppo alternativo. Ora il tavolo si è aggiornato a settembre, ma è chiaro che se per allora non arriveranno sul tavolo progetti concreti non si potrà chiedere ai lavoratori di stare semplicemente a guardare”.