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“Determinazione e relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria”. E’ il titolo del rapporto che i magistrati contabili della Corte dei Conti hanno consegnato alle Camere e che contiene rilievi particolarmente pesanti nei confronti dell’Autorità Portuale nel periodo della gestione di Pasqualino Monti. I giudici della sezione controllo rilevano anzitutto il notevole calo dei traffici, con le merci passate da 19 milioni di tonnellate nel 2011 a circa 15,5 milioni nel 2014, con una riduzione del 20% nell’arco del triennio.
Un calo che in termini di bilancio si è tradotto nel dimezzamento dell’avanzo di amministrazione, passato dai 18 milioni del 2012 ai 9 dello scorso anno, e l’azzeramento dell’avanzo economico. I magistrati contabili della Corte dei Conti rilevano che la contrazione dei risultati economici è scaturita in parte dalla crisi economica, ma anche da alcune scelte a loro giudizio sbagliate dell’Autorità Portuale. Tra queste ci sarebbe l’acquisto di alcuni terreni in zona industriale da parte dell’Autorità, “senza aver seguito – scrive la Corte dei Conti – l’iter previsto dal decreto del ministro dell’Economia del 16 marzo 2012 e senza aver proceduto alla demanializzazione dei terreni, procedimento avviato solo dopo l’acquisto del bene e su sollecitazione del ministero vigilante”.
Secondo i giudici della Corte, nell’ambito delle criticità gestionali, figurerebbe anche la gestione dei rapporti di lavoro. I magistrati contabili fanno riferimento al riguardo all’ispezione di un alto funzionario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha evidenziato l’assunzione di personale senza le procedure di reclutamento previste per le amministrazioni pubbliche, così come anomalie nella stipula di contratti di collaborazione per alcuni soggetti. Tra le anomali riscontrate dalla Corte dei Conti, che riporta quanto già sottolineato dai Revisori dell’Authority, quella relativa allo stesso ex presidente e attuale commissario, che avrebbe accumulato una doppia retribuzione previdenziale, “oltre a godere – scrivono i magistrati contabili – di un compenso “non conforme ai criteri indicati dal decreto ministeriale del 31 marzo del 2013”. Un aspetto che occupa buona parte della lunga relazione riguarda l’affidamento alla Port Mobility della gestione della mobilità e dei parcheggi all’interno dello scalo marittimo, affidata con una concessione trentennale nel 2004.
“Al momento della sua nascita – si legge nel documento della Corte dei Conti – la Port Mobility era controllata da Autostrade per l’Italia, Saba Italia, Royal Bus e Autorità Portuale, ma dal 2012 il pacchetto azionario è cambiato completamente e oggi la maggioranza è nelle mani della Rogedil Servizi di Edgardo Azzopardi.
I magistrati contabili rilevano che, contestualmente al cambio di azionariato, sono intervenute modifiche decisive rispetto alla concessione originaria che hanno garantito, ad esempio, una copertura finanziaria alla società nel caso il numero di passeggeri che transitano per il porto sia inferiore a 1,4 milioni. La Corte dei conti, al riguardo, solleva dubbi sulla mancata indizione di una gara pubblica. “Il corrispettivo economico di detta concessione – scrivono i giudici della sezione controllo sugli enti – si è fortemente incrementato ed è stato introdotto un livello minimo garantito, ecco perché si ritiene che si sarebbe dovuta effettuare una nuova gara, in linea con l’orientamento espresso dal Consiglio di Stato”. Insomma, un regalo di Natale davvero “avvelenato” per l’attuale commissario di Molo Vespucci, che peraltro arriva alla vigilia della decisione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in merito alla prosecuzione del commissariamento.