Silvio Berlusconi non resterà con noi in eterno. Questo se non altro per ragioni squisitamente biologiche; come tutti noi egli ha una naturale data di scadenza. Io non voglio il male di Berlusconi; personalmente gli auguro una vita ancora lunga, ma come semplice nonno e mai più come presidente del consiglio. Eppure bisognerà, a breve, piegarsi all’evidenza. Silvio non ci sarà più. Cosa succederà dopo?
L’intera sinistra ha incentrato la sua strategia, la sua ragione di vita, la sua stessa esistenza a partire da Berlusconi. Le idee, la creazione di un progetto per l’avvenire, per quanto siano di tanto in tanto citate, diventano un fastidioso orpello. Le cose di cui la sinistra parla sono decise da Silvio Berlusconi. Passiamo tutto il nostro tempo a rincorrere le sue proposte, a cercare di fare meglio di lui sul suo stesso terreno, quello dell’abbassamento del livello culturale del paese e della mediaticità o, al limite, a difendere quel poco che ci resta con una vera e propria sindrome di fort Apache. Forse, dopo il re di Arcore, la parola sinistra passerà anche di moda. Saremo, noi, popolo dell’alternativa, stupidi? Eppure fior di intelligenze albergano tra di noi; esperti di politica che vengono da generazioni di politici, attempati rampolli di vere e proprie dinastie, intellettuali ben baronati nelle università e giornalisti sopraffini. Eppure non un’idea nuova sulla quale il "buon" Silvio non si sia già pronunciato. Perchè questo accade? Forse Berlusconi non è solo contro di noi, ma anche dentro di noi. Che senso ha quindi un’aggregazione, che è quella che i miei antagonisti alle primarie vogliono, solo ed esclusivamente "contro" Silvio Berlusconi? Il tempo risolverà il problema da solo. Io sfido Bersani, Veltroni, Vendola e Chiamparino a dirmi cosa vedono nel nostro futuro; qual’è la loro idea di paese, come dovrà essere l’avvenire delle donne degli uomini di quest’Italia. Non politichese, non citazioni ed aforismi, nè idee nebulose. Ma che chiaramente ci facciano vedere qual’è il loro progetto per il nostro avvenire. Per quel che fino ad ora ho visto, il loro "progetto", nel migliore dei casi accompagnato da dotto frasario, è quello dell’autoconservazione del ceto politico. L’importante, ci dicono, è aggregarsi per vincere. Io dico invece che l’importante è aggregarsi intorno ad un progetto ben definito per plasmare il nostro futuro secondo la nostra volontà. Questo e solo questo ci porterà alla vittoria. Una cosa ben diversa. Io so benissimo come voglio il domani degli Italiani; per questo sono qui e partecipo alle primarie. Sono qui, grazie al movimento Libertà ed Eguaglianza, per aggregare cittadini desiderosi di vero cambiamento e non politici a caccia delle poltrone lasciate libere dagli uomini del Pdl. Il fronte che Libertà ed Eguaglianza, attraverso la mia candidatura, apre, è duplice. Contro le destre, la loro non ideologia, i loro simboli ed il loro malgoverno. Contro la rabbiosa sudditanza psicologica e culturale a Silvio Berlusconi che alberga a sinistra. "Riprendiamoci il futuro" sarà il motto della mia campagna elettorale. Facciamolo, quindi, facciamolo subito.
Mario Michele Pascale
Candidato di Libertà ed Eguaglianza alle primarie nazionali del centrosinistra