Un quarto delle persone decedute a Civitavecchia viene cremato. Nel corso del 2017 è infatti arrivata al 23,7% la percentuale delle persone che hanno deciso di passare da un impianto di cremazione prima della eventuale tumulazione. Sulle 772 persone decedute lo scorso anno nella nostra città, tra i quali 207 non residenti, per ben 183 ha avuto luogo la cremazione. Il numero fa impressione se rapportato a quello del 2012, ovvero di soli cinque anni prima.
Proprio nel 2012 i decessi furono praticamente gli stessi, 771, ma le cremazioni ebbero luogo soltanto per 75 salme. Si è quindi passati da una percentuale del 9,7% di cremazioni del 2012 all’attuale 23,7% e tutto lascia ritenere che il numero sia comunque destinato a salire, considerando anche che entro l’anno entrerà in funzione il forno crematorio allestito all’interno del cimitero di via Braccianese Claudia e si ridurranno ulteriormente i costi per le famiglie. Proprio l’aspetto economico sembra essere alla base del sempre più frequente ricorso alla cremazione, oltre a quello riguardante la cronica carenza di tombe e loculi che rendono difficile la tumulazione, con salme che spesso sono costrette ad attendere settimane prima di trovare una collocazione, peraltro non sempre definitiva. Diversa, infine, la destinazione delle salme cremate. Stando ai dati riferiti allo scorso anno, il 66% dei parenti preferisce che le ceneri siano comunque tumulate e trovino quindi collocazione in un cimitero. Nel 2017 è stata pressoché identica, invece, la percentuale dei congiunti che hanno scelto di tenere le ceneri in casa e di quelli, che, certamente per dare seguito ad una richiesta del defunto, hanno preferito che andassero disperse, in mare o altrove.