Si amplia la platea di quanti chiedono un ripensamento al Governo rispetto alla decisione di anticipare alla fine del 2025 la chiusura delle centrali a carbone. Oltre personalità del settore che lo esplicitano pubblicamente, come Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e docente di ingegneria industriale all’Università di Bologna, e a politici di diversi partiti, arrivano adesso anche gli organi di informazione nazionale. In un articolo apparso su “Il Giornale”, viene compiuta un’analisi della situazione economica interna all’Europa e si osserva come la Spagna sia più competitiva dell’Italia essendo in grado di offrire a imprese e famiglie un costo dell’energia inferiore di 40 euro al megawattora.
Nell’ambito dell’analisi viene giudicato preoccupante il fatto che il Ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, non abbia ancora riconsiderato la decisione ereditata dai precedenti governi di chiudere entro la fine dell’anno le centrali di Civitavecchia e Brindisi, che potrebbero generare poco meno del 10% del fabbisogno energetico italiano. “E’ naturalmente comprensibile – si legge nell’articolo – la volontà del Ministro di rispettare gli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima, ma onestamente ci troviamo in un contesto geopolitico troppo incerto per permettere ai target climatici di imporsi su quelli di sicurezza nazionale, considerato anche che l’Italia incide per appena lo 0,8% dell’anidride carbonica emessa a livello mondiale”. L’articolo prosegue rilevando che non sarebbe uno scandalo far slittare al 2030 gli obiettivi del PNIEC, riallineandolo all’impostazione originaria, precedente all’intervento del Governo Renzi e del Ministro Calenda. “Esiste inoltre una soluzione di compromesso – conclude l’articolo – quella di alimentare le centrali valutando anche l’integrazione del carbone con combustibile solido secondario, ovvero la componente secca dei rifiuti non pericolosi come carta e plastica, e in questo modo si ridurrebbero anche le emissioni di anidride carbonica”. Insomma, il dibattito ormai è più che riaperto e la palla passa direttamente al Governo.
2 Comments
giovanni
Nessuno è nostalgico del carbone ma in tanti sono nostalgici del lavoro perso!!
ar slittare al 2030 gli obiettivi del PNIEC sarebbe ottimo purchè i nostri govrnanti si impegnassero a realizzare le alternative ecologiche.
Se fate attenzione ai film e documentari vedrete in tante altre nazioni europee gruppi anche notevoli di generatori eolici non in alto mare ma vicine alle città.
I nostri politici sono anni che si nascondono dietro a comitati vari cercando di farci capire che loro sono tutori della DEMOCRAZIA, io continuo a ripeterlo perchè non mi piace essere preso per i fondelli.
Le ultime quattro righe dell’articolo faranno accaponare la pelle a tanti comitati.
Sono curioso di vedere cosa succederà dopo queste proposte!!!!!!!!
Marco g
Che l’impianto sarebbe stato chiuso era risaputo, il dramma è stato far finta di nulla per anni sperando che il problema si risolvesse da solo.
Oggi parlare di posticipare la chiusura mi sembra irrealizzabile.
Sarebbe bastato accettare le proposte Enel di costruire i due Turbogas e gli impianti rinnovabili per garantire altri 3 anni di piena occupazione del personale.
Ma i campioni del No all’Enel a priori, hanno impedito la soluzione più facile e meno inquinante.
Oggi si parla di accettare impianti di pirolisi da rifiuti plastici meno inquinanti soltanto sulla parola dei proponenti.
E con leggerezza cancellare il Bosco di 37 ettari esempio a livello mondiale di riconversione verde per farci un parcheggio.
Che Vergogna