Il tempo di un paio di comunicati stampa e quella che era nata come una discussione sui numeri del porto si è trasformata nell’ennesima lite nel centrosinistra. Stefano Giannini non ha gradito la risposta alle sue osservazioni arrivata ieri dai rappresentanti dei lavoratori al Comitato Portuale, soprattutto perché tra i firmatari della replica c’è Enrico Luciani, a cui oggi il consigliere comunale del Pd riserva un durissimo attacco. Intanto sulla questione interviene anche Marco Di Gennaro.
“Rimango letteralmente esterrefatto della risposta di alcuni “lavoratori del porto” – dichiara Giannini – mi lascia basito sia il contenuto della nota che la firma in calce.
Infatti, chiedo scusa se mi sono permesso di porre all’attenzione dell’opinione pubblica la profonda crisi dello scalo portuale, sul quale si è investito, negli ultimi 15 anni, una valanga di soldi pubblici, parliamo di centinaia di milioni di euro, e che a sentire i “nostri” lavoratori ha prodotto + 2% tra il 2012 ed il 2013. Innanzitutto quando uno si propone e propone agli interlocutori istituzionali, come presidente di Regione, sindaco, di aiutare e sostenere lo sviluppo dello scalo portuale, di creare lavoro per tutti in questo momento di difficoltà, certo non si aspetta di essere ricoperto da insulti. Sui numeri lasciamo perdere. Se si confronta il 2013 con il 2012, anno tra i più neri del porto, certo che si tira fuori un +2% o qualcosa del genere, considerando che è davvero difficile fare peggio del 2012. Però il porto non è “nato” nel 2012 e se si confronta il porto di oggi con il 2011, parliamo di soli due anni fa, ossia con la gestione Ciani, come hanno dovuto ammettere gli stessi “lavoratori portuali” parlando di “crisi”, incontriamo tutti dati negativi compreso il crocierismo. Non capisco dunque dove io abbia sbagliato. Inoltre quanto ho messo in evidenza, è facilmente riscontrabile nei dati messi a disposizione dall’Autorità Portuale stessa sul sito ufficiale. Se non fossi certo dell’onestà intellettuale dei miei detrattori, penserei quasi ad una ammirevole ed appassionata difesa d’ufficio del capo, allo stesso tempo confusa e disordinata. Ma mettiamo da parte i numeri per un attimo e torniamo sulla questione davvero importante. Il porto necessita di uno sviluppo del settore commerciale, oggi più o meno inesistente se rapportato alla sua estensione. È senza dubbio il settore commerciale che determina le ricadute economiche più significative sul territorio. Il crocierismo ed il traffico passeggeri sono elementi indotti da fattori esterni e rimangono tali. Chi fa una crociera nel mediterraneo, passando per il centro Italia, con molta probabilità si fermerà a Roma. Non occorrono spiccate capacità amministrative di qualcuno dietro questo fenomeno. Il valore aggiunto dovrebbe essere rappresentato dall’offerta di servizi adeguati nello scalo, anche di orientamento. Ed a vedere il servizio del Tg1 o il servizio del Corriere della Sera di qualche settimana fa, su abusivismo, irregolarità, inadeguatezza delle strutture portuali, ci sarebbe molto da riflettere sull’utilizzo dei milioni di euro erogati dal Governo. In città si respira da tempo l’insoddisfazione dei cittadini nel vedere così tanta ricchezza passare dal porto di Civitavecchia, senza mai fermarsi a Civitavecchia. Così tanti milioni di euro ostentati nelle varie presentazioni, con tanto di ministri e personalità eminenti, e così pochi risultati per i Civitavecchiesi.
Infine, mi stupisce l’omonimia di quel lavoratore portuale con il Vice-Sindaco. Non posso e non voglio credere sia stato lui a rispondere con quell’astio e quell’aggressività all’offerta di aiuto e di sinergia. Il ViceSindaco, sono certo, non avrebbe mai agito da “fedele tutore” rispetto a chi si avvicina per portare aiuto e collaborazione all’Autorità portuale, anzi lo avrebbe certamente accolto a braccia aperte. La domanda sorgerebbe spontanea: che ci “azzecca” il Vice-Sindaco con l’Autorità Portuale? E a nome di chi parla per rifiutare un sostegno allo scalo? Quando parla in veste di Vice Sindaco? Quando di lavoratore portuale? Quando da imprenditore? E soprattutto perché nessuno può avvicinarsi al porto neanche per “dare una mano” in un momento di difficoltà, senza che ci sia una sproporzionata difesa del fortino? Meno male che è solo omonimia”.