Cambio ai vertici del Comitato Permanente Festeggiamenti Santa Fermina. Dopo 40 anni di presidenza Carlo De Paolis passa il testimone a Ombretta Del Monte. De Paolis rimarrà nel comitato direttivo come membro onorario, così come il segretario Massimo Lazzari.
Il ruolo di vice presidente sarà ricoperto da Attilio Vescovo e Fabrizio Giannini, il tesoriere sarà Marco Sbragaglia, mentre il segretario sarà Giorgio Tuccia. Accompagnati da De Paolis, i neo eletti sono stati ricevuti dal vescovo Marrucci per le presentazioni ufficiali e hanno ricevuto la benedizione per il prossimo lavoro da svolgere.
“Da civitavecchiese verace – commenta Ombretta Del Monte – sono onorata di aver ricevuto la fiducia del Comitato a svolgere questo ruolo importante sia dal punto di vista religioso che storico. Succedere poi a Carlo De Paolis, mi emoziona e mi ossequia ancor di più, vista la caratura del personaggio, il quale gode la mia stima affettiva ed intellettiva. Per 40 anni ha portato avanti la tradizione di S.Fermina con devozione e determinazione. Insieme a lui molte le persone che hanno lavorato egregiamente e non posso ricordare il segretario Massimo Lazzari, che per oltre 25 anni è stato impegnato con vero spirito partecipativo al Comitato. Il loro sostegno è comunque fondamentale a me e al resto del gruppo, infatti entrambi hanno dichiarato la volontà di affiancare i nuovi eletti nell’espletamento delle loro mansioni e rimarranno nel Comitato Direttivo come Membri Onorari. Da parte mia l’impegno a dare degna continuità alle finalità e agli ideali di questa secolare istituzione cittadina”.
Di seguito la relazione del comitato del presidente De Paolis.
Cari amici,
con i festeggiamenti di questo 2014 il nostro Comitato ha compiuto i suoi primi 110 anni di vita.
Ricordo a me stesso e a tutti voi che dopo il 1870, a causa della ben nota “Questione Romana”, i festeggiamenti patronali furono notevolmente ridimensionati: le processioni pubbliche non sempre consentite e le cerimonie religiose ridotte all’interno delle chiese.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, vari fermenti locali stavano tuttavia creando le premesse per l’instaurazione di un nuovo rapporto tra il mondo cattolico e il resto della società civile. E nel 1901 fu costituita un’associazione laicale di ispirazione cattolica, guidata spiritualmente dai Domenicani, denominata “Circolo di Santa Fermina”, avente, tra i diversi fini istituzionali, di natura culturale ed assitenziale, anche quello di curare “le onoranze annuali alla Patrona andate pressochè in disuso”. La cura della devozione di Santa Fermina era stata lasciata, infatti, ai Padri domenicani della chiesa matrice di Santa Maria, anche dopo la reintegrazione della diocesi di Civitavecchia, avvenuta nel 1825, e l’erezione della chiesa di San Francesco a Cattedrale, in riconoscimento dell’opera da essi prestata in onore della Patrona e della dedizione dimostrata nell’assistenza spirituale dei civitavecchiesi fin dal 1422.
Il “Circolo di Santa Fermina” fu inaugurato ufficialmente tre anni dopo, in occasione del 16° centenario del martirio della Santa. Lo stendardo sociale, di cui fu madrina la signora Ersilia d’Ardia e padrino lo storico Augusto Grossi Gondi (esponente di spicco del laicato cattolico romano), fu benedetto da S. Em. il cardinale domenicano Raffaele Pierotti. La sede del nuovo sodalizio fu stabilita in locali autonomi, al piano terra del palazzo Manzi in Piazza Leandra.
Braccio operativo del Circolo, per l’organizzazione dei festeggiamenti patronali, fu il “Comitato permanente” che, riaggregando tutte le forze civili, laiche e religiose, riuscì nel volgere di pochi anni a riportare la processione per le strade della città e a fare in modo che vi prendessero parte in forma ufficiale le rappresentanze del Comune. Esordirono i “marinaretti”, giovani aderenti alle organizzazioni cattoliche, che seguivano la processione di Santa Fermina suonando il tamburo, e fu costituita dal maestro Domenico De Paolis la Banda Armonica “Alessandro Cialdi”, che in breve tempo arricchì la processione con esecuzioni musicali e partecipò anche alle manifestazioni indette a Viterbo per il Congresso Eucaristico dell’alto Lazio.
Dopo i bombardamenti aerei del 1943-1944, liberata la città il 7 giugno 1944, l’attività del Comitato riprese immediatamente sotto la guida del cav. Giuseppe Serafini (fratello di S. Em. Giulio Serafini, cardinale presbitero di Santa Maria sopra Minerva) che ne era presidente dal 1920. La sede del Comitato fu sistemata presso la casa dei Domenicani.
Alla morte del cav. Serafini (1955), fu eletto presidente il comm. Cornelio Spinelli al quale seguirono Renato De Paolis (mio padre) ed infine il prof. Alfonso Guida che nel 1974 mi volle quale socio del Comitato e nell’anno successivo, allo scadere del suo mandato, propugnò la mia elezione a presidente, carica che accettai anche per onorare la memoria di mio padre da poco scomparso.
L’evento storico più importante ed impegnativo che il Comitato dovette affrontare durante la mia presidenza fu certamente la chiusura del convento dei religiosi dell’ordine dei Predicatori ed il trasferimento della sede del culto patronale nella Cattedrale. Nella fase di ricostruzione della città la chiesa di Santa Maria non era stata infatti ripristinata e i Domenicani, dopo varie peregrinazioni in diverse chiese cittadine (chiesetta del vecchio Ospedale in Piazza Calamatta, chiesa di San Giovanni in Piazza Saffi ed infine chiesa dell’Orazione e Morte), il primo gennaio 1981 lasciarono definitivamente Civitavecchia. Una nostra delegazione, composta dallo scrivente e dall’allora vice presidente cav. Ottavio Ferrari, fu loro vicina fino alla sera del 2 gennaio, vigilia dell’effettiva partenza dei religiosi, quando in segno di affetto e di riconoscenza fu consegnato nelle mani del parroco e assistente ecclesiatico p. Umberto Longo un ricordo di Civitavecchia.
Nei giorni seguenti il Vescovo Mons. Antonio Mazza affidò al nostro Comitato l’incarico di provvedere al trasferimento degli oggetti devozionali della Santa dalla chiesa dell’Orazione e Morte (dove all’epoca officiavano i domenicani) alla Cattedrale di San Francesco nella quale peraltro già da tempo i religiosi di San Domenico curavano la celebrazione dei riti relativi alla festa patronale e dalla quale prendeva le mosse la processione del 28 aprile. Un basamento di marmo bianco a forma di colonna, che nel corso della mia presidenza il Comitato aveva fatto realizzare da un laboratorio locale per poggiare la statua di Santa Fermina, fu lasciato alla chiesa dell’Orazione e Morte dove fu utilizzato per la statua del Cristo Risorto.
Lo statuto sociale fu aggiornato con la variazione dell’assistenza ecclesiastica, trasferita dal parroco di Santa Maria a quello di San Francesco, ma la sede del Comitato rimase nell’ex convento dei Domenicani (“Casa di Santa Fermina” in Piazza Calamatta), all’interno del quale dopo la partenza dei citati religiosi furono ospitati anche altri gruppi cattolici diocesani. Nella metà degli anni ’90 seguirà il trasferimento nei locali della Cattedrale con l’inaugurazione della nuova sede sociale assegnata da parte del parroco don Cono Firringa.
Nostro compito immediato fu quello di programmare gli interventi di sistemazione e di decorazione della cappella che S. E. Mazza aveva destinato al culto patronale e, come prima iniziativa, fu collocata nel 1988 una lunetta, dipinta dal noto artista francescano padre Ortensio Gionfra, raffigurante la Santa in atto di uscire dal mare con alle spalle il porto di Civitavecchia quale ideale simbolo della particolare protezione che Fermina ha inteso stendere sulla città.
Seguì il recupero e il restauro dell’originario stendardo sociale, inaugurato nel 1904, scomparso in epoca imprecisata del dopoguerra e ritrovato in circostanze fortuite presso un rigattiere della città. Si concretizzò ancora il restauro del simulacro della Santa ad opera del prof. Bruno Zampa e la pregevole e generosa realizzazione da parte dell’orafo Marco Mancini di una corona aurea, incastonata di pietre preziose, da porre sul capo della statua di Santa Fermina in occasione delle celebrazioni annuali.
I più recenti lavori risalgono al 2004 e comprendono la tinteggiatura e la doratura della cappella, l’applicazione di stucchi sulla volta e la collocazione di una edicola lignea sovrastante l’altare, per l’esposizione della statua della Santa, su progetto e decoro del prof. Luciano Pranzetti e realizzazione da parte del maestro ebanista Antonino De Fazi socio del Comitato.
La cappella, così ristrutturata ed abbellita, fu inaugurata da S. E. Mons. Girolamo Grillo in apertura del triduo di preparazione alla festa del 28 aprile 2004, proprio nel centenario di fondazione del Comitato. Dopo tale ricorrenza la cappella è stata ulteriormente arricchita con un ex voto marinaro proveniente dall’antica chiesa di Santa Maria e con un dipinto, raffigurante il martirio di Fermina, donato dalla comunità amerina nel corso del solenne pontificale presieduto dal Vescovo di Terni-Narni-Amelia Mons. Vincenzo Paglia.
Un ultimo importante collegamento ideale tra l’attuale sede della devozione patronale e quella originaria che esisteva all’interno della chiesa di Santa Maria, è stato realizzato il 28 aprile 2005, a chiusura dell’anno celebrativo del 17° centenario del Martirio della Santa, con la collocazione della lapide del 1638 di Terenzio Collemodi, originariamente murata nell’antica cappella patronale e successivamente recuperata tra le macerie della distrutta chiesa matrice.
Con l’arrivo di S. E. Mons Carlo Chenis, esperto di arte sacra, fu anche avviato il progetto di restauro della cappella di Santa Fermina al “Forte Michelangelo” con l’apposizione di un cippo a ricordo dell’esatta ubicazione dell’attigua cripta o “grotta”, oggi non più visibile, dove la tradizione vuole che la Santa abbia dimorato. L’iniziativa rimase in sospeso per la scomparsa del Vescovo Carlo mentre resta nostro compito riproporla a S. E. Mons Luigi Marrucci perché sia portata a compimento con la indispensabile collaborazione della competente Soprintendenza per i Beni Culturali.
Nell’ultimo quarantennio la festa di Santa Fermina è stata inoltre arricchita con rinnovati contenuti spirituali ed apprezzate manifestazioni popolari, nel quadro di una celebrazione sicuramente rispondente alle forme usuali presenti anche nelle altre Chiese locali e aderente alle esigenze ed ai significati simbolici sottintesi alle feste patronali. Inoltre, grazie alla costante collaborazione con l’omologo Comitato di Amelia, è stato promosso e fatto approvare dai rispettivi Consigli comunali il formale gemellaggio civico tra le due Città nel nome della comune Patrona. In sinergia con gli amerini, sono state prese nel tempo diverse iniziative per valorizzare sia i festeggiamenti del 28 aprile in Civitavecchia che quelli del 24 novembre in Amelia.
Per un moderno aggiornamento mediatico sulla devozione della Santa e sui relativi festeggiamenti annuali il Comitato, grazie alla generosa collaborazione dei soci Giorgio Ruta e Stefano e Luisa Loru, ha realizzato anche un proprio sito web (www.santafermina.it), che dalla sua creazione ad oggi ha registrato 5.328 visite per un totale di 9.759 pagine viste.
Scusandomi fin d’ora con quanti per dimenticanza o breve militanza non cito, molti sono i soci che hanno concretamente partecipato alla costruzione di questa fase storica della Festa Patronale.
Indico innanzi tutto la “vecchia guardia” che vantava nomi molto importanti della Civitavecchia dell’epoca. Il Comitato del dicembre 1975 risultava infatti così composto:
Onorari: Presidente, Cornelio Spinelli. Socio, Fiorino Corati.
Effettivi: Presidente Carlo De Paolis. Vice Presidente Ottavio Ferrari. Segretario Giuseppe Maruccio. Tesoriere Antenore Caramanico. Consiglieri: Giovanni Della Guardia, Lina Ferri, Alfondo Guida, Claudio Guida, Pietro Renzi, Danilo Schiavi e Agostino Scotti. Soci: Antonella Agueli, Maria Pia Alibrandi, Arnaldo Bonomo, Maurizio Busnengo, Maria Ferrari, Aniello Guida, Pasquale Guida, Leandra La Rosa, Roberto Piras, Franco Renzi, Giovina Salerno, Nicola Salerno e Luigi Valentini. Assistente ecclesiastico e parroco: padre Umberto Longo o.p., in alternanza con padre Ambrogio Santoni o.p. (parroco dal 1977 fino alla scomparsa avvenuta il 26/3/1979).
Nel 1976 entrarono a far parte del Comitato: Francesco Bellovino, Corrado Carnemolla, Antonio Friani ed Eugenio Mosciarelli. Nel 1977: Oscar Barletta, Rina Cascianelli, Arnaldo Curci, Prospero Dall’Ara, Giuseppe Marino, Elio Marri, Ariello Burani, Fulvio Calderai, Mauro Croce e Orlando Natali. Nel 1978: Domenico Bizzarri (che assumerà la Segreteria e la manterrà per molti anni). Nel 1979: Armando Blasi e Alfiero Verzilli.
Nel 1981 vi fu l’elezione di Pietro Renzi a Vice Presidente e l’ingresso di altri nuovi soci: Antonio Puddu (storico e valoroso Tesoriere fino ai giorni nostri), Agostino Coppola, Alberto Scotti, Alberto Fusco, Antonio Piscedda, Maceo Pietranera, Francesco Bove e Michele Salerno. Poi nel 1988 Massimo Lazzari (storico Segretario e Vice Presidente in carica) ed ancora molti altri con cui, in sinergica sintonia d’intenti, ho condiviso tanti momenti e tante esperienze importanti, non già come dono agli altri, ma come personale arricchimento di cristiana devozione patronale e di genuino attaccamento ai valori sociali, etici e culturali delle nostre care tradizioni cittadine: don Augusto Baldini e suo padre Ernesto, Attilio Vescovo, Angelo Capparella, Giorgio Tuccia, Manrico e Massimo Corrada, Ombretta Del Monte, Giuseppe Zeno, Vincenzo Scotti, Antonino De Fazi, Ettore De Fazzi, Loriano Chelli, Fermina Tullio, Valentina Sale, Luigi Gatti, Angelo Roberto Lazzari, Cristoforo Bagnati, Maurizio Oliviero, Giuseppe Murgia, Elena Antonini, Nella Sereni, Giovanni Barraco, Iris e Ildebrando Fattori, Giancarlo Marzi, Claudio Mondelli, Agostino Coppola, Egle Mancinetti, Giancarlo Maruccio, Rita Stella, Giancarlo Termini, Maria Domenica Meloro, Maria Luisa Tombolelli, eccetera.
Molti dei soci che hanno dato vita al Comitato in questi lunghi anni sono scomparsi; altri hanno raggiunto età che un tempo erano definite “venerande”. Io stesso, entrato nel Comitato a 40 anni , tra pochi giorni ne compirò il doppio. La continuità del nostro sodalizio, come di ogni altra organizzazione umana, passa dunque attraverso l’avvicendamento delle persone. Ed un particolare incoraggiamento affinchè possano portare una nuova ventata di entusiasmo e di funzionale rinnovamento voglio rivolgerlo agli ultimi iscritti Fabrizio Giannini, Marco Sbragaglia e Battistino Ena; poi ancora agli odierni entrati Marco e Marida Mancini, Fabrizio Costanzo e Gigliola Lazzari ed a tutti gli altri che nel futuro vorranno sentirsi orgogliosi di appartenere a questo storico e glorioso sodalizio cittadino.
Per me è arrivato il momento di lasciare in giovani mani la presidenza del Comitato, fermo restando che continuerò, con impegno ed amore, a dare il mio contributo di collaborazione e di esperienza affinché l’avvicendamento possa avvenire senza scosse e il nostro Comitato – volendo parafrasare l’Ecclesiaste – resti veramente “in eterno”.
In questa serenità di spirito desidero ricordare, ancora, gli ultimi domenicani presenti nel glorioso convento di Civitavecchia: padre Umberto Longo, padre Ambrogio Santoni, padre Rosario Tricarico e padre Luigi Iannone (quest’ultimo rimasto a Civitavecchia per alcuni anni come sacerdote diocesano per dare continuità di indirizzo ai giovani della parrocchia di Santa Maria). Ed ancor più mi è grato ricordare e ringraziare i parroci della Cattedrale che ci hanno accompagnato dal 1981 ad oggi, a partire idealmente da Mons. Italo Benignetti, gravemente ammalato al momento del passaggio e deceduto il 21 gennaio dello stesso anno 1981. Poi Mons. Rinaldo Copponi, Mons. Cono Firringa, Mons. Luigi Raponi, don Franco Fronti, don Vincenzo Dainotti e nuovamente il nostro “don” Cono che sta vivendo una felice rinnovata esperienza.
Farei un torto alla mia coscienza se non citassi, inoltre, i portatori della statua, che da spontaneo insieme di persone, sotto la guida di Giovanni Zena, hanno saputo trasformarsi in un gruppo omogeneo e coeso, sempre più qualificato e veramente indispensabile per la migliore riuscita della processione. Debbo anche ricordare con gratitudine tutti coloro che ci hanno aiutato dall’esterno per portare avanti le antiche tradizioni: Istituzioni religiose, civili e militari; imprese; associazioni; professionisti; privati cittadini.
A questo punto ho veramente terminato e non mi resta che invocare lo Spirito Santo perché rimanga sempre in mezzo a noi e guidi sempre il Comitato Permanente per i Festeggiamenti certo come sono che Santa Fermina continuerà a proteggerci dal cielo insieme alla nostra amata Civitavecchia.
Carlo De Paolis