“Che l’inquinamento atmosferico faccia male al cuore non vi è dubbio. Numerosi studi hanno dimostrato la stretta associazione tra esposizione agli inquinanti atmosferici e l’aumentato rischio di coronaropatie, scompenso cardiaco, ictus, malattie cardiovascolari e mortalità per tutte le cause. Tra gli inquinanti atmosferici in particolare le polveri fini con diametro aerodinamico < 2.5 micron (PM 2.5) sono state ripetutamente associate ad aumentata mortalità e morbilità cardiovascolare".
“I meccanismi alla base di questo deleterio effetto del PM2.5 sono vari: processi infiammatori sia a livello polmonare che sistemico, alterazioni del sistema nervoso autonomo, danno dell’endotelio vasale, aumento della pressione arteriosa, aterosclerosi e trombosi. A questi riconosciuti meccanismi di danno si aggiunge per la prima volta la prova della negativa influenza degli inquinanti atmosferici sulla struttura stessa del cuore. Un recente studio pubblicato su Circulation ha, infatti, dimostrato che l’esposizione al PM 2.5 è associata alla dilatazione delle camere ventricolari cardiache, alterazione che spesso precede lo sviluppo dell’insufficienza cardiaca. Se si tiene presente che tali alterazioni si sono riscontrate con una esposizione annuale media di PM 2.5 di 9.9. microgrami/m3, si comprende come non solo il limite di 10 microgrammi/m3 di PM 2.5 stabilito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità ma soprattutto il limite europeo di 25 microgrammi/m3 siano assolutamente insufficienti per la protezione della nostra salute. Ogni sforzo deve, quindi, essere fatto, nei fatti e non solo nelle parole, per ridurre le emissioni inquinanti che, purtroppo, nella nostra città continuano ad ammorbare l’aria che respiriamo”.
Dottor Marco Di Gennaro