Nelle città sedi di grandi porti le navi inquinano più delle auto. E' quanto emerge da uno studio condotto dalla University of California di San Diego che ha provocato vasta eco negli Stati Uniti ed è stato ripreso questa mattina dal quotidiano economico Italia Oggi. Secondo lo studio pubblicato dall'università californiana, in alcuni giorni dell'anno le emissioni inquinanti delle navi inciderebbero ben oltre quelle del traffico. Ovvero, metà dei solfati che respirano gli abitanti delle città arriverebbero dal mare e non dal traffico veicolare come si era pensato fino ad oggi. I dati devono comunque essere interpretati con attenzione, visto che sulla base dello studio effettuato, in alcuni mesi giorni dell'anno la percentuale si abbassa in modo importante. Ma i risultati dello studio, che secondo i ricercatori è già applicabile ad altre realtà portuali medio-grandi, restano sorprendenti. Sotto accusa le polveri che si formerebbero in seguito alla combustione del gasolio per navi, chiamato "bunker oil". Proprio quel tipo di petrolio, usato per produrre energia a bordo anche quando la nave è ferma, libera i solfati che vengono messi sotto accusa. A Civitavecchia, considerato il contenuto della ricerca, che ha evidenziato come i fenomeni di inquinamento maggiore siano correlati alla presenza di grandi navi, non c'è dunque da stare tranquilli. La contemporanea presenza, in alcuni mesi dell'anno come in primavera ed estate, di imponenti navi da crociera e di numerosi traghetti, non può che far sorgere notevoli preoccupazioni, considerato anche che i controlli vengono effettuati solamente in parte. La situazione andrebbe quindi valutata attentamente e bisognerebbe cominciare a verificare seriamente se vale effettivamente la pena avere un traffico portuale come quello attuale, considerando che la disoccupazione in città non è assolutamente diminuita, anzi. La sensazione, infatti, è che le navi da crociera e i mega-traghetti diretti nel Mediterraneo stiano facendo arricchire un numero veramente esiguo di persone rispetto ai tanti che, nel corso degli anni, potrebbero ammalarsi per effetto del pesante inquinamento atmosferico.