Arresti domiciliari per la coppia coinvolta nello scandalo dei “falsi tamponi”. Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri di Civitavecchia hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Civitavecchia, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un uomo di 50 anni e della sua compagna 35enne, che dovranno rispondere dei reati di peculato, esercizio abusivo della professione medica e falsità materiale.
Nel corso delle indagini, ancora non concluse, i militari hanno accertato che la donna, infermiera presso la Asl di Civitavecchia, si sarebbe appropriata di materiale e strumentazione medica, tra le quali sacche per urina, rotoli di garza, lacci emostatici, provette e medicinali, forniti alla farmacia interna dell’ospedale e ai vari reparti del San Paolo. La 35enne, in concorso con il compagno, si sarebbe appropriata anche di tamponi per il Covid 19, ai quali avrebbero sottoposto diverse persone, che privatamente chiedevano di sottoporsi al test. La coppia, secondo i Carabinieri, avrebbero prodotto 14 certificati medici falsi relativi agli esiti dei tamponi naso-faringei per la ricerca del Coronavirus, facendo credere che a rilasciarli fossero stati due ospedali di Roma: lo Spallanzani ed il San Camillo. L’uomo, infine, è accusato di aver esercitato abusivamente la professione di infermiere, per la quale è richiesta una specifica abilitazione che non ha mai conseguito. Risulta infatti che sia stato proprio lui, abilitato come operatore socio-sanitario, ad effettuare i tamponi naso faringei alle persone alle quali ha rilasciato poi il falso certificato medico, attestante la negatività al contagio. Come detto, le indagini non sono finite. Con la collaborazione del NAS di Roma, i carabinieri stanno verificando quante persone si siano rivolte agli indagati per essere sottoposti al tampone, considerando che è appurato che l’attività illecita della coppia è iniziata lo scorso aprile. Le indagini continuano anche per verificare se vi siano state persone positive al Covid 19 che, indotte in errore dal falso certificato rilasciatogli, abbiano interrotto l’isolamento fiduciario presso la loro abitazione.