Nel surreale silenzio che fa eco alla drammatica situazione occupazionale che vivono Civitavecchia e, in particolare e incredibilmente, il suo porto, finalmente si leva una voce. E’ quella della Filt Cgil che prende a riferimento le situazioni di Minosse e Port Mobility, le due vertenze simbolo del settore, difficili da risolvere nell’immediato, anche se per l’organizzazione sindacale la crisi occupazionale si estende purtroppo anche ad altre imprese dell’indotto della filiera portuale che operavano in stretta connessione con la centrale per un totale di circa 100 lavoratori.
Filt Cgil rileva che “nonostante l’importanza indispensabile del processo di decarbonizzazione, ad oggi non esiste un piano di transizione lavorativa adeguato. Sebbene presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sia attivo da mesi un tavolo di confronto, i progressi restano lenti e ancora insufficienti a fornire risposte concrete e inoltre, Enel, pur dismettendo parte dei propri asset, non sembra ancora impegnata in una partecipazione attiva alla riconversione del territorio”. Secondo l’organizzazione sindacale del settore trasporti, l’impegno ad individuare soluzioni deve, obbligatoriamente, convivere con degli ammortizzatori sociali di scopo, legati alla transizione energetica, come già accaduto per altri settori nelle fasi di cambiamento epocale delle strutture produttive del paese, con i lavoratori che vanno accompagnati, con le modalità e le tempistiche necessarie, fino alla ricollocazione e non lasciati nell’incertezza del futuro. Solo così, per la Filt, si potrà mitigare l’impatto della crisi in atto e per poter garantire un futuro più stabile. Riguardo Port Mobility, per il sindacato la richiesta di licenziamento collettivo di 26 lavoratori del settore viabilità rischia di mettere seriamente a grosso rischio l’efficienza dei servizi di viabilità forniti alla comunità portuale. La decisione viene quindi giudicata prematura, “soprattutto alla luce dei cambiamenti logistici e delle innovazioni infrastrutturali in un porto ancora in fase di trasformazione e anche in considerazione dell’importante fatturato annuale della società, sia in rapporto agli importanti utili netti realizzati, che al costo del personale che si attesta sotto il 50% delle competenze ricevute dalla convenzione”. Filt Cgil ricorda come Port Mobility sia una società mono-committente che opera in assenza di concorrenza e viene pagata con soldi pubblici. Per queste ragioni, secondo l’organizzazione sindacale dovrebbe prestare maggiore attenzione alle questioni sociali, pur garantendo la sostenibilità economica. “Qualora emergessero difficoltà di natura organizzativa – aggiunge – siamo disponibili ad affrontarle in sede sindacale. Tuttavia, nel caso si rendessero necessari interventi, è fondamentale condurre un’analisi approfondita dei costi complessivi con cui la gestione viene attualmente condotta”. In ultimo, la Filt Cgil sottolinea che il porto di Civitavecchia ha un enorme potenziale di crescita, ma sono indispensabili un piano strategico che includa gli investimenti infrastrutturali, necessari per ammodernare le strutture e renderle competitive, la riqualificazione professionale dei lavoratori, per adattare le competenze alle nuove esigenze del mercato e, infine, un dialogo costruttivo tra imprese, istituzioni e parti sociali per costruire un futuro sostenibile e inclusivo.
“La FILT CGIL – conclude il documento – è pronta al fianco dei lavoratori, ribadendo l’impegno a ottenere soluzioni che tutelino il lavoro e i diritti di chi contribuisce ogni giorno al buon funzionamento del porto. Le istituzioni e le aziende devono fare la loro parte, non solo per risolvere le vertenze attuali ma anche per tracciare una strada di sviluppo che valorizzi le potenzialità di questo hub strategico per l’economia del Paese. La sfida è grande, ma con un impegno condiviso è possibile trasformare le difficoltà in opportunità di rilancio per il territorio e la sua comunità”.
1 Comments
ciccio formaggio
ogni tanto qualcuno si sveglia, lancia i suoi strali a caso e poi ritorna in letargo. i vari tavoli non hanno prodotto niente che cambi l’inerzia di un futuro nero. tutti vedono enormi potenzialità nel porto ma uno che dica quali sono non c’è. senza ombra di dubbio senza un progetto non si va da nessuna parte. ma chi deve prepararlo? il comune? i sindacati? i lavoratori? non sarebbe il caso che l’adsp ci dicesse quale futuro vede per il porto aldilà delle crociere? con un progetto si potranno fare tutti i ragionamenti del caso. altrimenti il futuro è solo cassa integrazione e naspi (se ci sono i soldi)