Ventuno denunce, trentasette sanzioni amministrative per un totale di oltre 4.870 euro. Questo il bilancio dei controlli effettuati dal Corpo forestale dello Stato e dalle guardie volontarie venatorie Lipu dal 17 ottobre al 13 novembre di quest’anno nella provincia di Roma, periodo in cui l’attività venatoria è consentita. I Comandi Stazione Forestali impegnati nell’attività sono stati quelli di Civitavecchia, Tolfa, Manziana, Monterotondo, Ostia, Pomezia, Velletri, Rocca di Papa, San Vito Romano, Palestrina, Ciciliano, Sant’Oreste e Cineto Romano.
Ogni giorno il Comando Stazione Forestale di turno ha operato con la squadra di volontari Lipu, in abiti civili, nell’ambito del primo servizio coordinato e continuativo svolto in sinergia tra i due enti.
I servizi si sono concentrati in quelle zone dove era più probabile si effettuasse la caccia ad allodole e tordi con richiami elettromagnetici vietati. È stata così avviata un’attività in sinergia tra il Comando Provinciale di Roma del Corpo forestale dello Stato e il Nucleo Provinciale di Guardie Venatorie Volontarie della Lipu di Roma.
Principale obiettivo dell’operazione “Recall” (Richiamo) è stato il controllo finalizzato alla prevenzione e repressione dell’utilizzo di richiami elettronici, strumenti in grado di riprodurre il verso degli uccelli, che vengono utilizzati per attirare gli animali e facilitarne l’abbattimento da parte dei bracconieri.
Nella provincia di Roma i richiami più utilizzati sono quelli che riproducono il verso del Tordo bottaccio e dell’Allodola, particolarmente utilizzati nel periodo compreso fra metà ottobre e metà novembre, in corrispondenza dei flussi migratori delle due specie che interessano il Lazio.
“Ringraziamo il Corpo forestale per questa preziosissima collaborazione che ha dato notevoli frutti nella lotta al bracconaggio in provincia di Roma – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu – L’operazione conferma ancora una volta l’importanza e la professionalità del Corpo forestale nella lotta ai reati ambientali e venatori, e l’importanza dell’azione delle guardie volontarie della nostra associazione, che rischiando di persona svolgono un ruolo insostituibile nel panorama dei soggetti che si attivano per la tutela della natura”.
“Il controllo sulle modalità di esercizio dell’attività venatoria rappresenta da sempre uno degli aspetti salienti dell’azione del Corpo forestale dello Stato che non si esaurisce nell’arco temporale di apertura della caccia ma si sviluppa durante l’intero anno come contrasto al fenomeno del bracconaggio – sottolinea Carlo Costantini, Comandante Provinciale di Roma del Corpo forestale dello Stato – L’operazione Recall è stata l’occasione per mettere a sistema le professionalità del forestale dello Stato e delle Guardie Venatorie Volontarie della LIPU in un’ottica di razionalizzazione dell’impiego delle risorse disponibili a tutela dell’ambiente e di amplificazione dei risultati conseguiti, come dimostra la circostanza che ogni controllo effettuato congiuntamente ha consentito di accertare violazioni di carattere penale e/o amministrativo”.
I richiami elettronici sono vietati dalle normative per via della facilità con cui gli animali ne sono attratti con conseguente alta possibilità di abbatterli. La Direttiva 2009/147/CEE (Direttiva Uccelli) prevede all’allegato IV il divieto dell’utilizzo dei registratori. La legge 157/92 sulla protezione della fauna e del prelievo venatorio prevede all’articolo 21 il divieto di utilizzo di richiami a funzionamento elettronico e fissa all’articolo 30 le sanzioni penali. L’impiego del richiamo elettronico costituisce inoltre un reato punito con un ammenda fino a 1.549 euro.
L’utilizzo dei richiami ha anche ulteriori gravi conseguenze sulla conservazione di queste specie.
L’allodola è classificata come specie in cattivo stato di conservazione (SPEC3) e nonostante questo è ancora considerata specie cacciabile. Per le sue caratteristiche biologiche tende ad essere particolarmente attratta dai richiami, con conseguente alto numero di abbattimenti, e a tornare anche nei luoghi dove altri esemplari sono stati uccisi con tale tecnica vietata.
Per il tordo c’è da aggiungere come i richiami determinino, soprattutto nelle ore notturne, un’ interruzione della migrazione, con conseguente perdita di energia e riduzione del numero di animali che portano a termine i loro spostamenti.
Il richiamo, pertanto, determina un duplice danno, l’aumento di abbattimenti e lo stravolgimento dei ritmi biologici della specie.
Il bilancio complessivo dell’operazione è il seguente: 21 persone denunciate e varie tipologie di reati contestati: utilizzo di richiami elettromagnetici (18 casi), abbattimento di specie non consentita (3), uso di fucile senza limitatore del numero di colpi (1), mancato rispetto dell’ordine dell’Autorità (3). In totale sono state comminate 37 sanzioni amministrative per le seguenti violazioni: omesse segnature (24 casi), mancata raccolta bossolo (2), appostamenti ravvicinati (3), mancata esibizione licenza (2), eccesso di carniere – quantitativo eccessivo di animali abbattuti (2), mancata tabellazione battuta cinghiale (1), transito al di fuori dell’ordinaria viabilità rurale (1).