Continuano i commenti sul primo tavolo di lavoro per la riduzione delle emissioni nel porto di Civitavecchia. Questa volta ad intervenire è l’associazione Il paese che vorrei.
“Recentemente – si legge nella nota de Il paese che vorrei – l’ONLUS Cittadini per l’aria e l’ONG NABU hanno effettuato dei monitoraggi sulle emissioni nel porto di Civitavecchia rilevando “livelli di particolato ultra-fine fino a 140 volte superiori a quelli delle zone con aria pulita”. Il particolato ultra-fine è il più pericoloso, in quanto riesce a superare tutte le barriere protettive dell’organismo umano fino a raggiungere le ramificazioni terminali delle vie respiratorie.
In seguito a questo controllo, l’associazione Cittadini per l’aria, rappresentata dalla D.ssa Daniela Patrucco, ha proposto l’istituzione di un tavolo di lavoro partecipato, allargato alle associazioni del comprensorio, prontamente accolta dal Comune di Civitavecchia.
Al primo incontro, svoltosi il 29 marzo presso il comune di Civitavecchia, erano presenti il sindaco Cozzolino, l’assessore all’ambiente Manuedda e i consiglieri Menditto e Floccari, presidente e vice presidente della commissione ambiente; per la Capitaneria di Porto, il responsabile per la sicurezza; per l’Autorità Portuale, in qualità di auditore, un delegato tecnico privo di qualsiasi potere decisionale.
In rappresentanza dei cittadini del comprensorio, oltre all’associazione promotrice, erano presenti: Civitavecchia c’è, Forum ambientalista, Piazza 048, Ripartiamo dai cittadini, Codacons e, per Santa Marinella, il Comitato 2 ottobre e Il paese che vorrei.
Obiettivo del tavolo, in assenza di una normativa nazionale sull’emissioni inquinanti nei porti e in attesa di una normativa europea che dovrebbe entrare in vigore nel 2020, è la creazione di un area di controllo delle emissioni nel Mediterraneo, al pari di quanto già attuato nel mar Baltico, del Nord, della Manica e USA.
Questo sarebbe possibile richiedendo alla Capitaneria e all’Autorità portuale di diventare una zona ECA “sperimentale”, anticipando la Direttiva Europea del 2020. Significherebbe firmare un protocollo d’intesa con gli armatori ed emanare un’ordinanza che vincoli le navi a utilizzare combustibile a basso tenore di zolfo prima di entrare nell’area portuale. Inoltre, si richiede che la Capitaneria di porto renda pubblici i dati rilevati sulle emissioni e che il tema dell’inquinamento portuale entri nell’agenda regionale e nazionale.
L’ultimo studio condotto dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio ha dimostrato che la popolazione residente nella zona porto, ha un rischio significativamente maggiore di ammalarsi di tumore e patologie neurologiche rispetto alla popolazione meno esposta. Il porto è dunque la prima fonte inquinante di Civitavecchia e l’anticipo della direttiva rappresenterebbe una risposta doverosa e concreta per la salute del nostro territorio.
Nel corso degli interventi, la D.ssa Patrucco ha puntualizzato che, sebbene monitoraggi analoghi sono già stati effettuati in altri porti, Civitavecchia è il primo comune che si è reso disponibile a organizzare un tavolo di lavoro partecipato dando all’iniziativa la valenza di “progetto pilota”. La Capitaneria di porto è intervenuta su questioni più tecniche, illustrando le modalità di controllo delle navi e di invio dei dati alle autorità competenti. Purtroppo l’Autorità portuale non era concretamente presente al tavolo e quindi non è dato di sapere la sua opinione in merito.
Il paese che vorrei ha insistito sul potenziamento del monitoraggio, l’unico strumento che, al momento, può controllare le emissioni delle navi. Le centraline esistenti (gestite da ARPA LAZIO) non sono infatti in grado di monitorare le particelle ultra sottili ma solo il PM10 (i numeri si riferiscono alla grandezza delle polveri, che più grosse sono e meno danno fanno! Le ultra sottili o UFP sono inferiori a 1).
Considerando che il territorio di Civitavecchia è già fortemente sollecitato da un punto di vista ambientale e che sarebbe necessario adottare ogni misura possibile atta a diminuire l’impatto di tutte le fonti inquinanti presenti nel comprensorio, ivi compreso quello derivante dal traffico navale, il paese che vorrei ha anche chiesto che al prossimo tavolo siano invitati tutti i sindaci del comprensorio.
Naturalmente sarebbe opportuno estendere l’iniziativa agli altri porti nazionali, nel rispetto della salute di tutti i cittadini e per non penalizzare gli scali virtuosi a causa dei maggiori oneri che gli armatori firmatari del protocollo d’intesa andrebbero a sostenere in questi porti.
Il paese che vorrei, viste le comprovate e preoccupanti rilevanze di specifici studi pubblicati in merito al livello di esposizione della popolazione residente nei comuni del comprensorio di Civitavecchia, non esclude che la Comunità Europea stessa possa finanziare la quota parte di spese aggiuntive in carico agli armatori, se il fine ultimo è quello di anticipare una direttiva che a breve saranno comunque costretti a rispettare”.